A dispetto del figlio di puttana che la costringe a girare in maschera, la gente continua a baciarsi, e voglio sperare che i baci ai tempi del colera siano perfino più saporiti, e desiderati, e inaspettati, come le emozioni che esplodono alla vita quando credi sia - ormai e senza scampo - sotto anestesia. Per esempio: due ragazzi si sono fermati sotto il mio lampione, tre sere fa, hanno spento la macchina e avevano tutta l'aria di volersi amare. Ho sorriso e chiuso la finestra, che l'avevo aperta per fare due tiri, e ho augurato loro tutte le sacre oscenità cui ho ceduto anch'io, in tempi remoti e recenti, e che sono la parte più spettacolare della vita. Che continua, e non molla un centimetro alla disperazione, e se la strada s'innalza come un'onda s'arrampica con le mani, e cerca l'alba oltre la notte, in vetta, lassù. Lo stesso fa la donna che tutti i giorni copre il medesimo tragitto dentro il parco dei Martiri Partigiani, e a ogni giro concluso lascia una ghianda su una panchina di pietra. Sta a duecento metri da dove abito, quel giardino, e l'ho vista più di una volta contare a quel modo i suoi passi, quando vado lì a fantasticare feti di storie. Immagino che per lei quella sia la palestra migliore del mondo, e non la cambierebbe con nessun'altra, con nessun tapis-roulant, o maestro di fitness. E immagino anche che si stia allenando per quando le cose torneranno normali, e non gliela dà vinta, alla tentazione di restare sul divano. Neppure io, del resto, mi arrendo facilmente. Faccio, da fuorilegge qual sono, sogni coraggiosi e impudichi, così il giorno in cui si potrà tornare a costruirne partirò avvantaggiato. E m'innamoro delle cose meno superficialmente, meno sbadatamente, e cerco di capire il senso della bellezza e della mostruosità, e come attrarre l'una e fuggire l'altra. Sembra facile ma spesso tra loro si confondono, si contaminano, ed è difficile separare una molecola di acqua pulita da una pozzanghera. Con estrema fatica ma spavaldamente costringo la mia vita a essere felice, la incoraggio anarchica come per sua natura, la libero dalle scioccaggini d'amore e lascio che canti le sue parole ovunque le va, in tutti i festival di strada, in tutte le occasioni di festa. Il tempo chiuso che abbiamo in sorte, così facendo, magari si aprirà, come un cielo dopo la pioggia. E potremo ricominciare a respirare.
C'è una murata di scogli a cento metri dalla riva, mia figlia arrivava fin là. Più al largo non si tocca e a turno io e mia moglie le facevamo la guardia, dritti sul bagnasciuga, rischiando l'insolazione. Ciononostante ogni tanto spariva tra quelle onde docili, pochi attimi, per poi riapparire in qualche tratto più vicino alla spiaggia. Troppo tardi, a me era già venuto un infarto. Meno apprensiva mia moglie: forse già sapeva che in capo a tre anni ci avrebbe lasciati soli e voleva mostrarmi come gestire razionalmente il panico di una figlia in mare aperto. In senso letterale e metaforico. Era il 2009 e dopo sedici anni sono tornato qui, ma l'albergo dove soggiornammo inquieti e preda di una felicità a breve termine l'ho solo sfiorato: ho preso una camera nell'albergo accanto dalla cui finestra, guarda tu il caso, si intravede la camera di allora, un suo spiraglio almeno. Perché l'ho fatto? Perché non sono mai riuscito a maledire il passato, provo anzi una sort...
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