A dispetto del figlio di puttana che la costringe a girare in maschera, la gente continua a baciarsi, e voglio sperare che i baci ai tempi del colera siano perfino più saporiti, e desiderati, e inaspettati, come le emozioni che esplodono alla vita quando credi sia - ormai e senza scampo - sotto anestesia. Per esempio: due ragazzi si sono fermati sotto il mio lampione, tre sere fa, hanno spento la macchina e avevano tutta l'aria di volersi amare. Ho sorriso e chiuso la finestra, che l'avevo aperta per fare due tiri, e ho augurato loro tutte le sacre oscenità cui ho ceduto anch'io, in tempi remoti e recenti, e che sono la parte più spettacolare della vita. Che continua, e non molla un centimetro alla disperazione, e se la strada s'innalza come un'onda s'arrampica con le mani, e cerca l'alba oltre la notte, in vetta, lassù. Lo stesso fa la donna che tutti i giorni copre il medesimo tragitto dentro il parco dei Martiri Partigiani, e a ogni giro concluso lascia una ghianda su una panchina di pietra. Sta a duecento metri da dove abito, quel giardino, e l'ho vista più di una volta contare a quel modo i suoi passi, quando vado lì a fantasticare feti di storie. Immagino che per lei quella sia la palestra migliore del mondo, e non la cambierebbe con nessun'altra, con nessun tapis-roulant, o maestro di fitness. E immagino anche che si stia allenando per quando le cose torneranno normali, e non gliela dà vinta, alla tentazione di restare sul divano. Neppure io, del resto, mi arrendo facilmente. Faccio, da fuorilegge qual sono, sogni coraggiosi e impudichi, così il giorno in cui si potrà tornare a costruirne partirò avvantaggiato. E m'innamoro delle cose meno superficialmente, meno sbadatamente, e cerco di capire il senso della bellezza e della mostruosità, e come attrarre l'una e fuggire l'altra. Sembra facile ma spesso tra loro si confondono, si contaminano, ed è difficile separare una molecola di acqua pulita da una pozzanghera. Con estrema fatica ma spavaldamente costringo la mia vita a essere felice, la incoraggio anarchica come per sua natura, la libero dalle scioccaggini d'amore e lascio che canti le sue parole ovunque le va, in tutti i festival di strada, in tutte le occasioni di festa. Il tempo chiuso che abbiamo in sorte, così facendo, magari si aprirà, come un cielo dopo la pioggia. E potremo ricominciare a respirare.
Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra
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