Sin da quando ero ragazzino faccio un sogno ricorrente: entro in una stanza buia dove c'è un letto, ho sonno, vorrei sdraiarmi ma più mi avvicino più il letto si allontana, la stanza si dilata, e io non riesco a raggiungerlo. Ogni tanto quel sogno va via e dopo un anno o due si ripresenta all'uscio degli occhi, come un soldato che torni da una guerra, all'improvviso, e abbaia i cani nel cortile, accende le luci del portico e mi sveglia di soprassalto. Mi è risuccesso ieri, tanto che poi non c'è stato verso di riprender sonno e allora ho acceso la tv. Parlavano della crisi di governo e io ero tutto orecchi. Tutta quella gente che dice la sua, che litiga, strepita, che smentisce quello che ha affermato il giorno prima in un'altra trasmissione, che usa intercalari come Dopodiché, fa una pausa per dar l'impressione che stia ragionando sulle sorti del mondo e poi spara un'altra cazzata mi ha fatto sentire scollato. Come posso dir meglio? Diviso, interrotto, allo stesso modo che se tra me e loro ci fosse una montagna e io - che ero in ciabatte - non potessi nemmeno farmi passare per l'anticamera del cervello la tentazione di una scalata. Sono anni che cerco di capire a chi dar retta, chi è che può offrirmi uno straccio di prospettiva, di chi posso fidarmi. E ogni volta che mi sembra che qualcuno dica cose sensate, ecco che poco dopo, con parole opere e omissioni, si smentisce, e io resto con un palmo di naso. A cinquant'anni suonati sono perciò arrivato a una mesta conclusione: la verità non sta lì, in quei talk show, in quelle teste quadre, in quei discorsi preparati da altri e imparati a pappagallo guardando in camera, ai Tg. Se esiste una verità - piccola, umana, discutibile, frangibile - sta nelle opere degli artisti: puttanieri, pederasti, intrallazzatori, ma la cui creatività è pura. Quella di molti di loro, almeno. Eccola, la differenza. La politica è una chiacchiera vuota e chi la fa - salvo alcune eccezioni - è un incapace, un imbecille, un avanzo di galera. Politica e politicanti sono fatti della stessa pasta. L'artista invece, anche quando è un poco di buono, produce purezza, grazia, intelligenza. L'arte compie il miracolo. Certi registi, certi attori, certi scrittori, certi pittori e musicisti, erano, sono, dei cialtroni. Ma quel che han creato e creano - i miei incubi preferiti - è leggiadro, divino. Io non so perché gli artisti vivano questo scarto e abbiano questa fortuna. Ma so che mi forniscono le coordinate per orientarmi un poco in questo universo scuro.
Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra
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