Io spero tu non creda e tu speri che io creda: che belli che siamo, potremmo fare coppia fissa al vaudeville. Tu speri che io creda in te e i sogni che mi mandi, gli acufeni, le voci che mi chiamano nelle stanze vuote, sono razzi di segnalazione, come se mi dicessi Ehi, sciocco ragazzo, sono qui, vieni a verificare. Io spero invece tu non creda che ti restituirò la mia vita esattamente com'era quando me l'hai consegnata: una pagina bianca, un libro senza storia. Non funziona come nei negozi dove noleggi i vestiti di carnevale: gli strappi sul mantello di Balanzone, le macchie di caffè sul corpetto di Colombina, in quegli empori te li mettono in conto. Tu non provare a mettermi in conto, invece, tutto quello che troverai dentro la mia esistenza, che ora è piena ed era vuota. Non pensarci nemmeno. Tutta la farcitura, tutto l'armamentario delle arditezze, non sono opera tua. La mia vita te la puoi riprendere quando vuoi, non ti serve il mio permesso. Ma tieni presente che è esplosa, e troverai delle parti furenti, sacrileghe, e altre di infinita bellezza, e tenerezza insondabile. Sono cose di cui non puoi prenderti il merito, le ho volute io. E a furia di volerle mi ci sono ferito, invecchiato. Tutta l'audacia, le oscenità. E i dolori spalancati, e le gioie chiuse come certe telline dentro gli spaghetti. Mio padre, mia figlia, il sole su quella spiaggia greca, il mio primo libro, gli infiniti ritorni nei posti dell'infanzia, la nostalgia che strangola e guarisce, la scelta più giusta tra le tre o quattro più convenienti, la dignità che è un atto di volontà, una ricerca, e non un istinto, sono tutte cose che non hai fatto tu. Sì, d'accordo, magari le hai pensate, inventate. Ma io le ho vissute, le ho amate. Di chi è un'automobile, di chi la guida o di chi la costruisce? Mettiti il cuore in pace, la realtà è questa. Io ti darò ogni singolo giorno in cui ho aspettato un tuo cenno, ogni minuto a cercarti senza trovarti, e sì che avevi giurato di esserci. E non c'eri. Non c'eri a oncologia, non c'eri quando mi hanno licenziato, non c'eri quando la solitudine si prendeva gioco di me. Un giorno ti porterò tutto quello che ho vinto, tutte le battaglie di cui, in tutta onestà, sono fiero. Sappi che ti sono grato per non averci messo penna, non c'è gusto a farcela se qualcuno ti spiana la strada .
*Liberamente ispirato alla canzone Le rose blu di Roberto Vecchioni
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