Se tutto va secondo i piani, nel weekend riempio una sacca di film e comincio il trasloco d'inverno. Porto cioé una buona scorta di dvd nelle dolci grinfie della casa in campagna e lì, da novembre in poi, accendo le luci del mio cinema personale. Mi siederò in sala di tanto in tanto, saltando una settimana o due se i contrattempi saranno più urgenti del piacere e il lavoro sarà fitto e esaltante, come spero, e le rimpatriate coi vecchi amici meno rade di ora. Il sabato sera, per una ventina di sabati cupi e brumosi, non ci sarò per nessuno, eccezion fatta per i protagonisti di pellicole vecchie e sgranate. Le ho comprate durante l'estate, alcune. Nelle ceste dei supermercati trovo capolavori che costano meno del salmone e sono assai più saporiti. E senza additivi. Una poltrona reclinabile, un sacchetto di patatine al lime e pepe rosa e un goccio di vodka alle prugne è tutto quel che mi occorre. Alla fine della proiezione mi infilo a letto e mi godo la notte lamentosa, che soffia vento su per il camino. Mi entusiasmo per cose così, che scemo: mi entusiasmo per queste sciocchezze da misantropo. Non riesco a entrare nella testa di chi invece l'entusiasmo non sa cosa sia, non lo cerca, vive spento e stancato e non si imbatte mai - per caso o per averla tentata - in qualche meraviglia. Quando racconto le mie stramberie o l'idea di un viaggio è lo stesso: mi aspetto sempre che chi mi sta a sentire sia partecipe, e che dal trampolino del suo cuore un'emozione ostinata faccia un tuffo giù, nel lago immobile della rassegnazione, e lo trafigga, lasciando cerchi concentrici a memoria. Troppo letterario? Forse, ma pure a vivere pratici e col pilota automatico del cinismo perennemente inserito ci vuol coraggio. A cinquant'anni niente ci intride più? Niente ci squaderna? E chi l'ha stabilito? Un'amica mi ha detto Ma io alla mia età ormai ho visto tutto, cosa vuoi che mi esalti? al che le ho risposto Beata te, io devo ancora incominciare. Non ha capito, mi ha preso per un bambino troppo cresciuto e me lo ha anche detto e io anziché urtarmi l'ho inteso come un complimento. Guarda te come siamo buffi noi adolescenti.
Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra
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