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Lo scarto

Tutto quello che scrivono gli altri non lo so ma tutto quello che scrivo io è difettoso. Per quanto tenti di trattenerle, le idee si cancellano da sole, le emozioni a raccontarle diventano ordinarie, le scese di cuore balbettii. A poco servono la disciplina, la pratica quotidiana, l'ostinazione a setacciar parole per far cadere sulla spianatoia le più nobili: alla prova dei fatti il risultato è deludente. Molto poco di quello che vibra tra le ossa, i nervi e l'anima finisce per avere una narrazione degna: è tutto sbiadito, tutto le somiglia, alla realtà - ma soltanto grosso modo, come due fratelli che non diresti che lo sono - e niente la tocca. Così l'imitazione di uno scrittore - quella parte che ho recitato fino a ingannarmi, a dimenticare che è una pantomima e a credere di essere colui che interpretavo - diventa l'arte del pressappoco, del bersaglio mancato, della cilecca. Fanno finta le cose di essere come le racconto: sono molto più grandi, molto più strazianti. E fanno finta i miei quarantasette lettori di essere stupiti dalla mia abilità: han letto e leggeranno molto di meglio, è solo un complimento, un voto dato con manica larga. Me ne accorgo, cosa credete? Certo che me ne accorgo. Lo so. Lo so che il mondo è spaventosamente inafferabile per il mio povero alfabeto. Lo so che viaggiando per certi sentieri tra i boschi, passando davanti a certe case d'infanzia, abbandonate, chiuse, non sarò mai capace di spiegare che una parte miserabile di quel che mi si tuffa dentro. Fa un balzo come da un trampolino, si avvita, ed entra in acqua tra lo stupore dei giudici di vasca. Perché non smetti, allora? chiedo ogni tanto alla faccia nello specchio. Lo scarto tra la magnificenza che c'è e le tue costruzioncine lessicali è incurabile, come un malanno serio. Evito la risposta, volto le spalle e via. Gli aspiranti scrittori dovrebbero saperla, questa cosa: non si racconta l'irraccontabile. Si vive, si respira, si guarda, si contempla. Ma non si legge né tantomeno si scrive. Tutti coloro che giurano che è possibile sono dei mentitori. L'arte non fa la realtà, è vero anzi il contrario. Per cui scegliete di uscire di casa, di amare per la strada, non sulle pagine, scegliete di rischiare e di cambiare vita se quella che avete non vi piace. Avrete tempo quando sarete vecchi, di stare in casa a inseguire i deliri di un sognatore.

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Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

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Il giorno della morte di Silvio Berlusconi mi arriva un messaggio sulla chat di Facebook: Ciao, hai visto che anche lui se n'è andato? e così mentre il cuore salta un paio di battiti mi ritrovo a Montalto di Castro, è il 1983, ho sedici anni. Eravamo partiti in due ma l'amico che venne con me faceva le sei del mattino in discoteca e poi dormiva tutto il giorno, cosicché me ne andavo a spasso per conto mio, in bici, per capire un po' meglio che bestia fosse la libertà. Per inciso confesso che dopo quarant'anni devo ancora scoprirlo: l'ho sentita pronunciare da così tante lingue biforcute, quella parola tronca, che mi si sono confuse le idee. Certi scrittori di cui ho venerazione giurano che esser liberi significa non sapere mai per certo cosa voglia dire: se così è allora sono libero, e tanti saluti. E a parte questo, quell'estate fu maestosa. Di primo pomeriggio guardavo Mister Fantasy - coi videoclip di Madonna e dei Frankie goes to Hollywood, e dev'essere