Che strana che è questa estate: c'è ancora il campionato, il caldo è sopportabile, ho mollato il cortisone e respiro lo stesso, organizzo gite fuori porta, vado a scuola di leggerezza, la sera fumo sigarette artigianali e scrivo come Salgari di posti che non ho visto mai. Che bello il coraggio, che guerra necessaria quella contro la paura! Ancora non lo so se l'ho vinta o è solo un armistizio questa stagione in cui scendo a patti con le cose che spaventano, le prospettive dei malanni, le bancarotte sentimentali. Perciò credo che sarebbe una buona idea, per guardare tutto dall'alto, se mi costruissi una mongolfiera. Non se la comprassi bella e pronta: se la mettessi insieme da me, perché vorrei avere il tempo di rendermi conto della fatica a fabbricare una cosa che ti salva. Il cesto, il pallone cucito con gli scampoli, il fornello, i tiranti, i sacchetti di sabbia. Ci saranno pure da qualche parte piste di decollo e atterraggio per palloni aerostatici. Ci voglio andare, voglio che quelli che restano a terra mi credano audace e una volta che l'aggeggio si è staccato dal suolo continuare l'ascesa alleggerendo il carico, buttando fuori le cattive abitudini, i pesi obesi, le malevolenze a cui faccio da bersaglio. E sopra la terra, e sopra il mare, una volta lontano guardare in basso e fare Marameo, con la bocca storta e la linguaccia, e ciao ciao, baci e saluti, baci e saluti, amori miei. Le correnti che si scontrano a quella quota mi porterebbero dove vogliono loro, e in capo a qualche ora mi ritroverei sopra l'Egeo, sopra Santorini e sopra Braxos, che è uno scoglio che non esiste e che ho inventato io. A dio piacendo, prima o poi leggerete l'avventura che ci ho ambientato. E là in cielo - a passare tra le nuvole e sentirsi come Warren Beatty in paradiso, a pregare che i becchi degli uccelli non buchino la tela - anch'io sarei più leggero e non dovrei più maledirmi per ogni insonnia, per tutte le attese notturne, perché non sarei più di quel mondo dove la gravità è un impaccio.Una volta un'amica voleva portarmici, in volo. Non se ne fece nulla, e sarà per quello che son rimasto con la voglia. Dorme accanto al desiderio di un'altra vita, e solo di tanto in tanto, come oggi, si sveglia, affamata e feroce.
Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra
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