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Pornotedeschi

Un altro viaggio, anzi: il primo serio, con la Dyane beige di Pietro, io lui e Rita, 1977, Narni/Vienna, 2132 chilometri complessivi, ma loro sono giovani e io bambino, e se non le fai nell'età dell'incoscienza, certe imprese, quando più? Per cui via, partiamo, senza indugio e con troppe valigie, che abbassano il culo alla macchina fin quasi a farle sfiorare l'asfalto epperò le danno stabilità, ed è come guidare col freno a mano tirato. Quando gli prende la fregola, a quei due giovinastri, non c'è verso di dissuaderli: devono scollare, mettere più spazio possibile tra loro e la tabaccheria, salutare tutti e sciò, bere il vento, salpare, decollare. All'epoca ho meno sinonimi per la testa e gli vado dietro senza intenzioni narrative, istintivamente, e in fondo mi diverto: mi piace poco passare le vacanze nei paraggi di casa. Casello, autostrada, velocità di crociera. Guida solo Pietro: Rita la patente non l'ha mai presa. Sole alto, caldo, traffico. E allora Pietro organizza le soste: una ogni due ore. Per cui: autogrill, pisciatina, caffè - io no, il caffè: loro due. Si risale in macchina: pane e mortadella, portato da casa. Altro autogrill, altra pisciatina, altri caffè. E pane e fichi. Terzo autogrill, terza pisciatina, due decaffeinati. E pacchetto di crackers. E così fino al Brennero, dove i gendarmi - tre - sono un po' ingessati, ma alla fine sorridono, e a me tornano in mente anni dopo, dentro una canzone fantastica che parla d'Europa - sembrano proprio loro: contadini in divisa, la faccia rossa di birra, - di Strauss e ragazze all'avventura. Tappa a Innsbruck, poi tappa a Salisburgo. In cinque giorni siamo a Vienna, dopo aver mangiato solo Krapfen, palle di Mozart, hot-dog all'aglio. Ma proprio a volontà, sfacciatamente, a farsi male. Nella capitale fa un caldo della malora, poco tedesco, al contrario: mediterraneo. Scopro che in albergo c'è una piscina coperta - Schwimmbad, c'è scritto vicino all'ascensore, con la freccia rivolta in giù e un omino disegnato che si tuffa, ho solo dieci anni ma sono sveglio, chiedo conferma all'interprete e pianto una grana mondiale. Si dà il caso che il costume non ce lo siamo portato, ma ho un paio di boxer che adatto, e scendo con Rita nel seminterrato. Luci rade, sembra un antro ma elegante. Parlano tutti a voce bassa, nessuno si tuffa con schiamazzo - a smentire l'omino disegnato, - sembrano tutti anziani, a bordo vasca. Entro e faccio qualche bracciata. Le lampade sono fioche mica per finta: si distinguono le sagome, poco di più. Ma è quel poco di più che sconvolge Rita. A un certo punto mi chiama, si mette proprio a urlare, i figli di Odino la guardano torva. Immagino, perché mica li vedo. Mi ordina di uscire; protesto: Sono appena entrato. Esci subito! Non ho mai visto mia madre così perentoria. A farla breve: sono tutti nudi. E chi se n'era accorto. Stanno lì, ultra settantenni, coi cosi flosci di fuori, a parlare del Bayern Monaco, di Kurt Waldheim, di banche, e le loro donne lo stesso: col ciuffo canuto e le mammelle sgonfie. Rita prende il colore di Sissi quando Francesco Giuseppe la corteggia - in quei film inverosimili in cui Romy Schneider per una volta nella vita sembra felice. Mi trascina su per le scale, in accappatoio. E io - a forza di ridere - penso d'essermi provocato quella volta la punta d'ernia che, ancora oggi - se cambia il tempo - mi indolenzisce l'inguine.








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Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia

Zoe

Il giorno della morte di Silvio Berlusconi mi arriva un messaggio sulla chat di Facebook: Ciao, hai visto che anche lui se n'è andato? e così mentre il cuore salta un paio di battiti mi ritrovo a Montalto di Castro, è il 1983, ho sedici anni. Eravamo partiti in due ma l'amico che venne con me faceva le sei del mattino in discoteca e poi dormiva tutto il giorno, cosicché me ne andavo a spasso per conto mio, in bici, per capire un po' meglio che bestia fosse la libertà. Per inciso confesso che dopo quarant'anni devo ancora scoprirlo: l'ho sentita pronunciare da così tante lingue biforcute, quella parola tronca, che mi si sono confuse le idee. Certi scrittori di cui ho venerazione giurano che esser liberi significa non sapere mai per certo cosa voglia dire: se così è allora sono libero, e tanti saluti. E a parte questo, quell'estate fu maestosa. Di primo pomeriggio guardavo Mister Fantasy - coi videoclip di Madonna e dei Frankie goes to Hollywood, e dev'essere