Va da sé che certe mattine si sparecchiano di robe da fare per forza e mi ritrovo in braccio ore da riempire di quel che mi va. Come un regalo che mi faccio da solo, giro per i due o tre negozi in cui mi diverte girare, rallento il passo, cullo un sano egoismo e lascio che accadano cose. Non ci metto penna. Mentre spendo l'ira di dio in dischi e libri e progetto di comprare altra beatitudine - presempio, infatuato, nascondo dietro alla Gamberale certi romanzi perché nessuno ci arrivi finché non mi decido a scucire il denaro - ragiono sulla mia scrittura, pesante e leggera di ricordi. È come per le canzoni: sembrano fatte di niente e ti scolpiscono la vita come fosse di marmo. Gli venisse un accidente. Nel 1978, per dirne una, viaggiavo in Sardegna sull'Alfetta dei miei, e tra Olbia e Budoni la radio trasmise Raggio di sole . Che lì per lì mi parve una sciocchezza - giacché avevo undici anni e nessuna educazione allo stupore. Invece mi sa che mi entrò dentro, passando per qual...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.