Come in altri giorni lontani che han gli stessi nomi di quelli di adesso - e i numeri, e l'astenia, e il caldo cocente, - così oggi ho annusato nella memoria l'identico loro odore appiccicoso. È lei che a tradimento scova dentro stanze solo sue il quando e il posto - intorno al '93, un angolo scuro dove forse ho spostato un secretaire lucido di lacca - e le coordinate portano ancora alla mia giovinezza. Laggiù salivo le scale di casa ed era - dopo la tabaccheria - una promessa di sollievo: dalla fatica al riposo misantropo di libri e canzoni. Già alla prima rampa mi faceva incontro il profumo di frutta a bollire, di zucchero arrosto, e il rumore delle cucchiaie di legno sul bordo del tegame - deng, clonk, tatunk - a scrollarsi l'impasto. Appresso, le voci di Bruna e Rita - Non farla addensare; Girala sempre nello stesso verso; Mica è il primo barattolo che riempo! e bisticci tra le pause a turno per riposare il braccio. La marmellata, facevano. La facevano, è la pura verità, voce del verbo Fare, prima non c'era e dopo sì: non so dire meglio. Io l'avevo vista sempre al supermarket, già pronta, dietro etichette colorate e addizionata di pectina. Mia madre e sua zia la fabbricavano per conto loro, invece. Arbitrariamente, se vogliamo: contro le contraffazioni. Un nocciolo aggallava spesso - Eppure ci sono stata attenta, ammetteva una; Non sarà che mi fai rompere la dentiera, scherzava l'altra. Bruna rideva di più: una sagoma; le capitò d'essere vedova da giovane, e doveva aver sofferto la sua parte, tanto che per malintesa fedeltà a un morto non s'era più sposata. E pure serbava come un codice genetico quel non prendere mai niente sul serio, che io ho in parte - e per vie traverse - tardivamente ereditato. Il risultato poi non è che mi facesse impazzire - alla prugnarola, come la chiamavano, preferivo ancora certe schifezze in commercio. Ma l'odore che riempiva per giorni tutta casa è ancora oggetto di culto; non perché stessi da dio o cullassi chissà che felicità, a quell'epoca. Tutt'altro. Sono più compiuto libero e cattivo adesso - al netto del dolore, espulso come un giocatore falloso. Per via, credo, della solidarietà. Anzi, ci scommetto. Era gente solidale, quella. Facevano le cose per gli altri, non per se stessi. Rita la marmellata neanche la mangiava, e Bruna la detestava, addirittura. Per cui la dentiera non se la sarebbe mai rotta. Non con un osso dimenticato dentro. Sfaticavano perché era giusto, era un modo per dire alla famiglia Piace a voi e siccome vi vogliamo bene, eccola qua. Era un gran lavoro, e una piccola festa. Cui ho ripensato - per una grottesca, cinica, associazione di idee, che forse non c'entra niente - a sentire del ragazzo ammazzato davanti a una discoteca in Spagna, ieri. Ci fossero state Bruna e Rita forse si sarebbero staccate dalla fila degli indifferenti - sporche di confettura viola - pur di provare a salvarlo. Oppure no, sarebbero morte di paura. E noi, che scriviamo come antidoto alla realtà, dovremmo ben sapere quanto il desiderio di un mondo migliore sia fioco al confronto di qualunque feroce giorno dei tanti che attraversiamo.
Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra
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