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È una giungla, là fuori

Ho di Jerry un ricordo a strati, come una torta nuziale, un ricordo sopra l'altro, uno per ogni epoca della mia vita. Pensavo fosse una specie di cartone, senz'anima e senza carne, eterno - il primo strato; - poi me lo sono ritrovato sofferente di fibrosi polmonare su un settimanale che una domenica Pietro portò a casa - il secondo strato. Lì la faccia del clown si contraeva in un dolore fitto, tanto che pensai ne avesse per poco. Capii che anche i comici potevano morire, passò del tempo e non avvenne; così cambiai idea e immaginai fossero esentati dalla fine, quelli che avevano fatto allegro il mondo. Il terzo strato fu quando lo rinvenni scorbutico e sobrio in un film di Scorsese, in cui faceva se stesso per la prima volta. Si era sgiaccato del suo primo abito d'attore, delle smorfie, e non sembrava star così male. Era perfido e seccato, odiava i fans - come immagino abbia fatto davvero fino all'ultimo. Lo detestai perché lui desiderava quello: i grandi interpreti ottengono sempre ciò che vogliono. L'ultimo strato - quello in cima -  è quando ho cominciato a scrivere. Ho cercato un'impronta mia, con tutta la modestia del caso, e lo stile mi è venuto strano: un groviglio di tenerezza e derisione. Di dio, del destino, della sofferenza stanziale, e Jerry mi è tornato utile. Come modello, dico, con la sua scelta lucidissima e seria di essere matto, di apparire matto - che è più che esserlo, una specie di follia al quadrato - e con l'inclinazione a capovolgere ogni dramma nel suo contrario: la beffa. Si faceva beffe perfino dell'amore, giuro, in certi film. L'impianto leggerissimo io credo nascondesse la paura robusta che aveva di amare; quelle operine ne erano la voce amplificata. Perfino io non credo d'aver mai sofferto d'altro che non fosse amore, quello e i suoi derivati: rivalsa, gelosia, rancore. Tutti quei mostri lui li ridicolizzava, disprezzava, come è giusto e come meritano. La giungla là fuori degli esseri umani pretende regole troppo severe per un sentimento così egoista. Egoista e sopravvalutato. Per quel che mi riguarda,  non posso dire di conoscere intera neanche la persona con cui ho vissuto  vent'anni. Così la prendo a ridere: un controveleno alla follia di amare qualcuno e pretenderne in cambio fedeltà. Un gioco troppo serio per noi che siamo -  in fondo e al contrario di Jerry - tutti guitti senza talento.


Randy Newman conferma:
https://www.youtube.com/watch?v=xBdF3E2NVI8

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