Allora è deciso: mi accampo in una nicchia di casa e aspetto finché non tornate. Tutti, mica solo qualcuno, tutti voi che mi avete preso in giro, che non mi avete mai detto che quella stagione era fragile, e si sarebbe rotta appena l'avessi manipolata per far uscire i ricordi. Così mi sono tagliato e continuo a ferirmi con un esercizio di memoria che non ha un antidoto, è un veleno che mi ucciderà con tutta la calma del tempo. Davvero: sono atterrato in questa ansa di casa - dove dimorano una Lettera 32 e biglietti da visita del 1924, gli spartiti di Gastone e le foto di Clara giovane, e di Rosolino, che morì di polmonite per aver spalato troppa neve, in trincea - e qui rimango per protesta, a meno che non la smettiate di nascondervi. Intanto riordino le cose: fatture del mobilificio Franceschini - una cassapanca, una madia, un tavolo difettato; - solleciti di pagamento per un condominio a Tivoli; un proiettile inesploso della grande guerra; una tabacchiera con la testa di Garibaldi; un fermacarte con cui giocavo da ragazzino a stritolarmi le dita. È una vendetta che faccio contro la vostra assenza, che un tempo non mi pesava e ora che invecchio dilaga dappertutto, qualunque altra cosa faccia, scriva o architetti. Siete bei fantasmi del cazzo, in tutta onestà, e scusate se talora, oggi, parlo così. Eravate i baluardi, le mie pietre d'angolo, la mia Stonehenge, il circolo di protezione: fuori, il mondo poteva infuriare a volontà. Non mi avrebbe mai arruffato. Poi una crepa nel muro, poi un'altra. Poi è crollato tutto che neanche a Berlino ed eccolo, Francesco, improvvisamente nudo alle intemperie. Per questo, oggi, l'angolo più avito di casa è dove mi rintano. E intanto che vi palesate sorridenti a farmi micco un'altra volta, c'è il caso che qualcheduno dei lettori abbia il buon cuore - la tentazione - di leggere altre mie nostalgie furenti. Nel caso, il nuovo libro lo trova qui: https://bookabook.it/prodotto/i-giorni-rubati/
Allora è deciso: mi accampo in una nicchia di casa e aspetto finché non tornate. Tutti, mica solo qualcuno, tutti voi che mi avete preso in giro, che non mi avete mai detto che quella stagione era fragile, e si sarebbe rotta appena l'avessi manipolata per far uscire i ricordi. Così mi sono tagliato e continuo a ferirmi con un esercizio di memoria che non ha un antidoto, è un veleno che mi ucciderà con tutta la calma del tempo. Davvero: sono atterrato in questa ansa di casa - dove dimorano una Lettera 32 e biglietti da visita del 1924, gli spartiti di Gastone e le foto di Clara giovane, e di Rosolino, che morì di polmonite per aver spalato troppa neve, in trincea - e qui rimango per protesta, a meno che non la smettiate di nascondervi. Intanto riordino le cose: fatture del mobilificio Franceschini - una cassapanca, una madia, un tavolo difettato; - solleciti di pagamento per un condominio a Tivoli; un proiettile inesploso della grande guerra; una tabacchiera con la testa di Garibaldi; un fermacarte con cui giocavo da ragazzino a stritolarmi le dita. È una vendetta che faccio contro la vostra assenza, che un tempo non mi pesava e ora che invecchio dilaga dappertutto, qualunque altra cosa faccia, scriva o architetti. Siete bei fantasmi del cazzo, in tutta onestà, e scusate se talora, oggi, parlo così. Eravate i baluardi, le mie pietre d'angolo, la mia Stonehenge, il circolo di protezione: fuori, il mondo poteva infuriare a volontà. Non mi avrebbe mai arruffato. Poi una crepa nel muro, poi un'altra. Poi è crollato tutto che neanche a Berlino ed eccolo, Francesco, improvvisamente nudo alle intemperie. Per questo, oggi, l'angolo più avito di casa è dove mi rintano. E intanto che vi palesate sorridenti a farmi micco un'altra volta, c'è il caso che qualcheduno dei lettori abbia il buon cuore - la tentazione - di leggere altre mie nostalgie furenti. Nel caso, il nuovo libro lo trova qui: https://bookabook.it/prodotto/i-giorni-rubati/
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