Prima o poi lo farò, quel viaggio in treno che sogno dalla giovinezza. Passerò tra le gole dell'Appennino, e sarà ottobre, per non dover morire di caldo e tornare in tempo per Natale, a raccontare - ai fantasmi attorno al tavolo - l'avventura. Sbufferà lo sbuffo del locomotore, e il pennacchio sventolerà, e gli scompartimenti saranno di legno scuro, i sedili foderati di damasco, i camerieri in livrea candida, la sala ristorante satolla di ghiottonerie. Fuori sfilerà la selvatica Italia, tra dirupi e torrenti come ferite bianche, e le rotaie saranno arrampicate sopra agli abissi, e tremerò di spasso. Ho questo senso dell'assediato che mi corteggia da una vita, il gusto di sapere il pericolo fuori dai vetri e il sollievo di tenermene al sicuro, ma appena per un diaframma. Il treno esercita questa fantasia letteraria, sui miei desideri: è il posto mobile degli omicidi, della raffinatezza investigativa, di Poirot e Miss Marple, dei corteggiamenti galanti, dei romanzi ottocenteschi che uno comincia a leggere a Mosca - perché va bene anche se non è l'Abruzzo - e finisce in un posto assurdo, novemila chilometri più in là. Non è il treno degli emigranti, che mi attrae. Benché sia di natura e origine plebee, - ma nel senso paradossalmente più nobile - io amo sognare un viaggio di lusso, camminare barcollando mentre i vagoni superano una balza o un orrido di spropositata profondità, e innamorarmi se sul corridoio incrocio Cybill Shepherd giovane - come in quel film che la prendevano per matta - e per i suoi occhi e tutto il resto investigherei sornione, perché sono l'unico che le ha creduto. Ci vivrei, in treno, eterno andirivienista che non ha patria né affari urgenti da sbrigare, ma davvero solo il bisogno intimo di fare il pieno di bellezza per poi raccontarla tutta assieme - scrivendone a volontà - all'ultima deprecabile stazione.
La Transiberiana d'Italia, intanto, è qui:
http://www.lerotaie.com/www.lerotaie.com/transiberiana.html
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