Ho incontrato un uomo che mi rassomiglia, salvo per il fatto che sembra più giovane, e l'ho seguito tra le corsie di un ipermercato. Ho pedinato quell'uomo che sembra il me di dieci anni fa, prima della tempesta, ed era come un guardarsi in ritardo, un voltarsi a spiare il tempo tra la stecche larghe di una staccionata, al modo di Scout Finch. Ha compiuto gli stessi gesti miei - i miei di allora, ché oggi ho mutato anche il modo di fare la spesa, di spingere il carrello, e leggo le scadenze adesso con gli occhiali - e a studiarlo mi sono riepilogato, riassunto, fino a ricordarmi meglio cosa ero, chi baciavo al cinema, e la premura con cui sceglievo gli orecchini da regalare. Sospetto che non sarebbe mai nato - quel sosia mio - se non l'avessi guardato; se non avessi insistito nel puntargli gli occhi addosso, così giustificandone la vita. Manifestava un vezzo strano, un'ostinata eccentricità: comprava oggetti a caso. Un pennello da imbianchino, un flacone di emolliente per i panni, rasoi bilama, un colluttorio verde, una pomata antiprurito, una candela profumata, un mazzo di fiori di carta, il puzzle da 500 pezzi di un castello normanno. Ho capito che erano acquisti fortuiti quando - ancora standogli alle costole - ha messo tutta la roba nel portabagagli ed è partito alla volta di un altro supermarket, più in periferia, e laggiù ha cominciato a sistemare tutte le compere sugli scaffali. Riponeva la merce comprata altrove in quest'altro negozio - attento a non farsi vedere dagli impiegati - per categorie esatte - pennelli con pennelli, rasoi con rasoi - commettendo un furto al contrario, un arbitrio della logica, un atto di presunzione inestimabile. Pretendeva di invertire il senso delle cose - io credo, - di confondere il linguaggio degli uomini, per capire se così facendo quegli stessi uomini potessero redimersi. E che fosse casuale, quella pesca comprata, me lo ha confermato quando è venuto a stanarmi: Ciao, me stesso - ha detto avvicinandosi; - hai un'altra storia bislacca da raccontare; lunare, come ti piace. Poi non dire che non ti voglio bene.
E così finendo - beffardo, - è sparito.
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