Passa ai contenuti principali

Manifesto

In tema di snuvolamenti, oggi che la primavera viene, docile come un gatto domestico, avrei un paio di considerazioni minute da fare. La prima, che in ordine di tempo è la seconda perché m'ha corteggiato ieri sera, dunque appena nata, s'imparenta con due scene - diciamo così - simmetriche de Il ponte delle spie, il film di Spielberg sulla Guerra Fredda. Primo snuvolamento, allora: a un certo punto, a metà film, si vedono ragazzi che tentano di scavalcare il muro di Berlino, appena costruito. Vengono falciati senza pietà dalle mitragliatrici. Alla fine della storia, quando Tom Hanks torna a casa dopo aver gestito con successo uno scambio di ostaggi tra russi e americani, osserva dai vetri della metro altri ragazzi che in un cortile di Brooklyn saltano per gioco un muro, e scappano festosi tra i vicoli. A parte che Spielberg non mi è mai - mai - indifferente, e che il film dura due ore e mezza e non te ne accorgi, a parte la maestria di un genio, questa cosa di infilare nella stessa opera due scene/specchio e farci riflettere dentro lo spettatore è esemplare, al di là di ogni considerazione etica o politica volessimo architettare - per gusto - sugli eventi. È scrittura perfetta, senza sbavature, è poesia, poesia netta, vuota di retorica, asciutta come il sedere di un bambino dopo il talco. Prendiamo appunti, tutti noi che tentiamo di fare gli scrittori: lo stesso gesto intinto in due situazioni opposte produce emozione, carburante dell'arte.
Il secondo snuvolamento invece mi viaggia fino a Bologna, dove uno degli artisti di strada più noti e mostruosamente bravi del mondo ha deciso di cancellare i suoi graffiti murali, i suoi dipinti metropolitani, per non farci speculare sopra la politica. Si chiama Blu, non potete non averlo sentito nominare. Ne hanno parlato poco i giornali - Il Manifesto gli ha dedicato la copertina, domenica 13 marzo - e molto la rete. Ha tolto tutto, lui e immagino qualcuno dei suoi che gli ha dato man forte, e in un lampo ha privato la città dei suoi colori, riportandola indietro a quand'era più grigia: il colore che non è colore e che la politica predilige. Per cui. Per cui io credo che Spielberg potrebbe fare un film su Blu, se gli venisse fantasia. Io credo che ogni snuvolamento che rivela i colori del cielo meriti attenzione. E credo infine - oggesù, credo alla terza, io che odio le equazioni - che ci toccherà ricominciare a batterci, incazzarci, sporcarci le mani. Strapparci i fili che ci iniettano anestetico e rispuntare in piazza, una buona volta. Perché mi pare avesse ragione quel tale che diceva: è meglio -  meglio! -  se la morte ci coglie vivi.

Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Tre circostanze fortunate

Tu adesso chiudi gli occhi che io ti do un bacio. Chiudi gli occhi perché il bacio non devi vederlo arrivare, devi fare in modo che l'attesa sia una fitta dentro al petto, che la mia bocca s'aggrappi alla tua quando non ci contavi più, quando pensi che me ne sono andato e t'ho lasciata là, ingannata e cieca. Mentre aspetti il tempo ti sembrerà differente - il tempo dell'attesa di un bacio sfugge alla gabbia consueta - e se alla fine ti chiedessero di contarlo dovresti fare come i bambini, con le dita, e sarebbe lo stesso un inganno. Non è una questione di età, io ho la mia e tu la tua, non siamo alle prime armi. Ma anche la tenerezza - perché è di questo che stiamo parlando - muove con un tempo tutto strano, asincrono, ed è la stessa di quando avevamo vent'anni - tu più di recente - rinvigorita però dall'autostima, che alla giovinezza non si addice. Poi vorrei tenerti addosso, come in quella canzone di Paoli, stringerti alla mia camicia bianca e dirti che probab

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia