Passa ai contenuti principali

Sommare e sottrarre

Uguale a quando le sere d'estate ci avventuriamo satolli della pensione completa tra i banchi del mercato settimanale, e vagoliamo tra le cianfrusaglie esposte, e compriamo fumetti antichi, e arriviamo in fondo alla fiera dove l'ultimo rigattiere ha appeso sopra la frutta secca le lampadine colorate; è proprio da lì, tra la siepe scura e le dune ammucchiate dagli spazzasabbia che ci s'accorge del mare come d'una scoperta. Andiamo in spiaggia, allora, molliamo i figli all'animazione e scappiamo a far danni adolescenziali, a pomiciare sulle sdraio chiuse; o la mattina facciamo il bagno al largo e la convinco a mollare l'Apocalisse sul telo, e toccarsi è inevitabile appena coi costumi addosso. Uguale a quelle volte in cui ci si promette l'eternità e poi la promessa diventa ricordo e il ricordo romanzo e il romanzo una seconda vita. Sbarazzarsi di un po' di zavorra - come quegli oggetti sulle bancarelle, giudicati superflui da chi svuota la propria cantina - è la mia vita adesso. Mi accorgo che sottraendo cose m'alleggerisco e vivo meglio, riduco i bisogni indotti. Taglio il calcio alla tv, risparmio trenta euro al mese, non mi incavolo con quella squadra di mentecatti e ho più quattrini per andare di città in città appresso a Mirka, che è infaticabile per via che avrà quindici anni per tutta la vita. Sommo nello stesso tempo leggerezza ai miei, di anni, e la leggerezza tagliata con un grammo di incoscienza mi dà euforia senza tossicità. Vivo per cui con buona predisposizione d'animo, lieto, accorto, ilare e sensuale. Avrei altri aggettivi ma non voglio darmi arie. Taglio poi le cose insignificanti che un tempo lievitavano in insonnia, preoccupazione, e che oggi - per quanto possibile - lascio correre, fino a che si fermano da sole addosso a un guardrail e muoiono lì. L'ansia per un mal di testa, per l'aria schifa che respiro, s'accorciano come una sigaretta che brucia e alla fine ne resta un moncherino. Aggiungo al contrario parentesi ampie di divertimento, in ogni lecito senso possibile. Giova alla scrittura questa operazione di calcolo. Scrivo difatti più disinvolto e soddisfatto di quel che viene fuori. Non trattengo le redini e anzi lascio che la fantasia galoppi dove vuole. Per chi ha fatto un salto all'inferno e nonostante le bruciature ne è uscito vivo non è un destino deprecabile.

Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Lasciami andare

Valerio, avevi ragione, dovevo lasciar andare. Ti ricordi che ne parlavamo? Io trattenevo, aggiustavo, incollavo. Tu dicevi "Sei stato bene con quella ragazza? Basta, non cercarla, non chiamarla". Oppure "Ti manca tuo padre, ne hai nostalgia? No, non darle retta, via, è finita". Dicevi che dovevo conservare la memoria ma senza ogni volta inseguire il passato: io ho sempre pensato che le due cose fossero inseparabili, mi hai aperto gli occhi. Così faccio con le case che ho abitato: non le guardo più le fotografie, che si secchino pure dentro gli armadi. Lasciar correre, lasciare indietro. Un suggerimento sensato, così facendo uno mette a posto il disordine delle stanze, ma si vive meglio in un ambiente in cui tutto è dove deve stare? A questa obiezione facevi spallucce, una finta di corpo - come quando giocavi mezz'ala e io al centro dell'area aspettavo il tuo cross per segnare - e uscivi dal bar. Forse pensavi Che testa di cazzo , ma con tenerezza, perché ma

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia