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L'amore coniugale

Che è una gran fatica e un gran divertimento, un lavoro, un impegno della madosca e uno sballo. Che è uno scazzo di attese, piedi freddi, pastasciutte sciape, leggendarie copule in alberghetti al mare che gli amanti se le sognano, corteggiamenti in pizzeria, che film vuoi vedere? e poi si addormenta sui titoli. Che è predicare male e razzolare bene, che è toccarla con una scusa qualunque tanto perché non puoi farne a meno, baciarla, morire se non ti bacia da dieci minuti. Che è bisticcio, frecciatine, tenere il broncio, voler l'ultima parola, poi morire un'altra volta se non ti sorride. Che è due ore per andare a Viterbo perché guida lei e se la fa tutta in terza e non farglielo notare, e metterci 38 minuti al ritorno quando guidi te, ma lei te lo fa notare. Che è non guardare nessun'altra perché nessun'altra è un paragone, ha il suo profumo, i suoi occhi quando ti vuole e fa quegli occhi lì che tu solo sai e ci scriveresti un altro romanzo, e nessun'altra ha il suo sedere, e di romanzi là attorno ne scriveresti almeno tre o quattro. Che è battagliera e tenace, -  dico lei, adesso -  dolce senza essere zuccherosa, che sa l'ironia e ride e quando ride si spalanca l'universo e san pietro con le sue chiavi tintinnanti e tutti i troni e le dominazioni s'affacciano a guardare. Che è spaventosamente pieno di minuti  - dico di nuovo lui, quello del titolo - che sembrano secoli e anni che sembrano attimi, che gli sei grato, che è spolverato di gelosia ma appena un velo perché ci vuole ma troppa sa di cartina, come un ciambellone venuto male. Che è eterno ed è un giorno, lo stesso, che si ripete ognora, senza pause di felicità. Che è felicità, stato di grazia che anche quando va in pausa e mi contraddice non molla mai, come un film che spingi stand-by e lo metti in attesa: più tardi ricomincia. E non c'è frangente più bello, in questa vita che precipita.

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Valerio, avevi ragione, dovevo lasciar andare. Ti ricordi che ne parlavamo? Io trattenevo, aggiustavo, incollavo. Tu dicevi "Sei stato bene con quella ragazza? Basta, non cercarla, non chiamarla". Oppure "Ti manca tuo padre, ne hai nostalgia? No, non darle retta, via, è finita". Dicevi che dovevo conservare la memoria ma senza ogni volta inseguire il passato: io ho sempre pensato che le due cose fossero inseparabili, mi hai aperto gli occhi. Così faccio con le case che ho abitato: non le guardo più le fotografie, che si secchino pure dentro gli armadi. Lasciar correre, lasciare indietro. Un suggerimento sensato, così facendo uno mette a posto il disordine delle stanze, ma si vive meglio in un ambiente in cui tutto è dove deve stare? A questa obiezione facevi spallucce, una finta di corpo - come quando giocavi mezz'ala e io al centro dell'area aspettavo il tuo cross per segnare - e uscivi dal bar. Forse pensavi Che testa di cazzo , ma con tenerezza, perché ma...

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Il numero settecento

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