Passa ai contenuti principali

L'amante

Quando mi sveglio così, con lei che mi bacia, abbraccia e vuole avermi tutto per sé, non c'è verso di dissuaderla. Mi tocca dappertutto, mi sfinisce, non riesco a mandarla via e non so quando è arrivata. Magari alle quattro, che sono andato in cucina a bere; magari era lì, acquattata sotto la stampa di Corto Maltese: mi si è buttata addosso come una coperta e io non me ne sono accorto. Forse ho inteso una specie di tepore, deve avermi fatto perfino piacere, perché stanotte ha piovuto e dalla finestra aperta entrava Ottobre, finalmente convinto. Poi stamattina era sveglia prima di me, anzi forse mi ha guardato dormire e ha pensato bene di restare ancora un po'. Lo sa che è inopportuna, ma non gliene importa; arriva a dare il cambio a sua sorella, che è il suo contrario: frivola e salterina quanto lei è costante, si congeda solo quando le va, ed è più tenace di qualunque obiezione. Si trattiene specialmente quando non ha motivi per farlo, stinge i colori, fa tutto grigio e intorno s'accende la notte. Se la assecondo divampa come carta sul fuoco; se la ignoro s'intigna in un angolo dello stomaco e storta il sorriso a qualunque parola che dico. 
Se la scrivo - come sto facendo, per legittima difesa - si reputa importante e si distrae, e lentamente molla la presa. Va a far danni altrove ma giura di essersi trovata così bene con me che tornerà: è amore con una sola direzione,  non le importa che io la detesti. Mi fa inappetente e qualche amico che mi trova dimagrito - e in cui mi imbatto di tanto in tanto - me lo fa notare, e io gli dico sempre che no, peso sessantasette chili da dieci anni. Ha un lato positivo, a guardarla bene, un profilo meno tetro: mi ricorda di esser grato quando lei non c'è. Io tante volte, colpevolmente, tendo a dimenticarlo.

Commenti

Post popolari in questo blog

Lasciami andare

Valerio, avevi ragione, dovevo lasciar andare. Ti ricordi che ne parlavamo? Io trattenevo, aggiustavo, incollavo. Tu dicevi "Sei stato bene con quella ragazza? Basta, non cercarla, non chiamarla". Oppure "Ti manca tuo padre, ne hai nostalgia? No, non darle retta, via, è finita". Dicevi che dovevo conservare la memoria ma senza ogni volta inseguire il passato: io ho sempre pensato che le due cose fossero inseparabili, mi hai aperto gli occhi. Così faccio con le case che ho abitato: non le guardo più le fotografie, che si secchino pure dentro gli armadi. Lasciar correre, lasciare indietro. Un suggerimento sensato, così facendo uno mette a posto il disordine delle stanze, ma si vive meglio in un ambiente in cui tutto è dove deve stare? A questa obiezione facevi spallucce, una finta di corpo - come quando giocavi mezz'ala e io al centro dell'area aspettavo il tuo cross per segnare - e uscivi dal bar. Forse pensavi Che testa di cazzo , ma con tenerezza, perché ma...

Primavera di vento

A Tarquinia c'è un albergo nascosto in mezzo alla pineta, non affaccia al mare, è l'albergo dei nostalgici, degli amanti e delle canzoni d'autore. Tira sempre vento quando ci vado, ma è il vento leggero del Tirreno che volta le pagine del libro che ho in testa assieme ai ricordi della giovinezza, mai finita e mai rinnegata. In una primavera di vent'anni fa, una primavera anch'essa di vento, ci arrivammo per caso, tu ed io, ragazza amorevole di un'altra vita. Dal litorale non si vede e se non sai che c'è è difficile trovarlo, e noi cercavamo una camera col balcone sulla spiaggia, per cantare un'altra volta il caso, divinità innamorata delle onde azzurre e dei fortunali. Cenammo invece a bordo piscina perché l'hotel segreto ci rapì, e il mare restò una voce di là dalla strada, una prospettiva per l'indomani, l'abisso dentro cui stavamo per cadere dopo quella notte di soprassalti. Ti presi e poi tu prendesti me e alla fine la stanchezza ci rese ...

Il numero settecento

Mi sono perso. Ho girato a vuoto per certe colline che credevo familiari, il gps non prendeva, nei paraggi nessuno a cui chiedere la strada. Cercavo una certa locanda che in una canzone del settantatré viene cantata come un posto di frontiera,  ero certo esistesse davvero, volevo vedere com'è fatta, che gente la frequenta. Quando stavo per darmi per vinto l'ho trovata. I posti come questo, di confine, io li amo, li eleggo a covili di creatività perché là dentro passano mille venti, centomila viaggiatori, e ogni vento e ognuno di quei viaggiatori ha una storia da raccontare, e a intrecciarle ne viene fuori una inedita che ha in sé tutte le intonazioni delle altre ma una stravaganza solamente sua. Quando finisce il giorno in quegli avamposti lontani arriva il silenzio, le voci smettono di bisticciarsi e io posso abitare una veranda con vista sui campi di girasole come fossi in Alabama, e provare a confessare in libertà quello che ho in testa.  Eccola, l'eucarestia  della sc...