Io credo. Credo in tante poche cose ma in alcune persone perfette, di micidiale esattezza per la mia vita. Credo che sia il tempo - ora, proprio qui - di rivoltare la paura in speranza, l'immobilità in dinamismo. Io non voglio ammalarmi ma non lo eviterò stando seduto a temere che accada. Il bello degli uomini è che a volte non hanno scelta: vivere - contro ogni evidenza, contro il buon senso - è l'unica risposta. Per cui progettare: è la cosa più giusta, quella che so fare meglio. Cosa? Ogni cosa. Stare con te, perché sei la mia ragione e il mio sentimento. Crescere mia figlia meglio di quanto ho fatto finora, scrollandole di dosso le scorie dell'adolescenza, anzi aiutandola a farlo ma da lontano, perché ognuno deve godersi il vanto di decapitare da solo i propri mostri. Ma anche cose più piccole, che significano voler bene a se stessi: scaldare la pizza invece di mangiarla fredda, per esempio, e smettere di dire che tanto è uguale. Voglio sorridere, scagliar via una volta per tutte il mattone che certe volte ho sullo stomaco, scrivere un altro libro e poi un altro ancora, avere più spazio in una casa nuova per idee e respiri, per corteggiarti come fosse la prima volta, per festeggiare i compleanni e aspettare ogni nuovo Natale invecchiando insieme.
Mi piacciono poche cose, sì, ma mi piacciono tanto. Quand'ero ragazzo avrei voluto vivere in una grande casa piena di libri e fermacarte e poltrone vittoriane, girare in vestaglia di seta e uscire alla notte per teatri, come il gentiluomo e il suo maggiordomo in My Fair Lady. A farla magari mi sarei annoiato ma immaginarla era tranquillizzante, quella vita. Ci ho messo un po' a capire che la vita invece è una cosa sporca, ingannevole e un po' troia. Dice di amarti e si butta tra le braccia di un altro. Ma non fa niente. Ciò che conta è vivere pur sapendo che potrebbe spezzarsi tutto all'improvviso. E forse è proprio questo il segreto: se avessimo un tempo infinito a disposizione non ameremmo così tanto questa stenta ricerca di felicità. Così continueremo a giocare su un campo minato, sulle traiettorie di malattie che colpiscono sempre un po' più in là - finché avremo la mesta fortuna dei bersagli mancati. E a far gol, se ci vien bene, quando nessuno davvero se lo aspettava più.
Mi piacciono poche cose, sì, ma mi piacciono tanto. Quand'ero ragazzo avrei voluto vivere in una grande casa piena di libri e fermacarte e poltrone vittoriane, girare in vestaglia di seta e uscire alla notte per teatri, come il gentiluomo e il suo maggiordomo in My Fair Lady. A farla magari mi sarei annoiato ma immaginarla era tranquillizzante, quella vita. Ci ho messo un po' a capire che la vita invece è una cosa sporca, ingannevole e un po' troia. Dice di amarti e si butta tra le braccia di un altro. Ma non fa niente. Ciò che conta è vivere pur sapendo che potrebbe spezzarsi tutto all'improvviso. E forse è proprio questo il segreto: se avessimo un tempo infinito a disposizione non ameremmo così tanto questa stenta ricerca di felicità. Così continueremo a giocare su un campo minato, sulle traiettorie di malattie che colpiscono sempre un po' più in là - finché avremo la mesta fortuna dei bersagli mancati. E a far gol, se ci vien bene, quando nessuno davvero se lo aspettava più.
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