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Fame d'aria

Quando ho questo boccone di tristezza che non passa e resta incastrato in gola non c'è rimedio che scriverne, tentare di scenderci a patti, e se anche un solo amico mi legge - e mi fa sapere che ne pensa - non sarà tempo perso. Tanto ne perdo a bizzeffe, di tempo: ad aver paura di ammalarmi, ad aver paura che stia male chi amo, a scrivere sciocchezze su questo blog, compulsivamente, come un tossico di parole. Scrivevo di meno, una volta, e scrivevo più superficiale, leggero. Era quando il mondo sembrava il progetto di un dio per bene. E allora scusatemi se parlo ancora di dio, ma è che lui non risponde, non commenta i miei post; non so, magari sta tatuando qualche frase di Miley Cyrus sulla natica di una commessa di Eurospin ma non c'è verso, si finge assente, morto. E finché non risponde gli romperò le palle: deve ammazzarmi per farmi smettere. Forse per questo mi fa vivere a Terni, ora che ci penso. Vorrei chiedergli due o tre cose che mi stanno a cuore, comunque; quando l'ho fatto nei panni di Mirka sembrava accondiscendente, forse mi aveva solo messo gli occhi addosso, forse gli piacciono le ragazzine: se fosse così capirei da chi han preso i suoi officianti. Anche quando avevo quindici anni ed ero femmina non è che poi mi abbia soddisfatto gran che. Tante promesse, tanto scartabellare negli archivi alla ricerca di una risposta, di un precedente che facesse giurisprudenza, e alla fine se l'è cavata con una sola fottuta parola: accettazione. Cos'è, la Usl? Mirka non accetta niente che non capisca. L'ha fatta lui così, mi ha fatto lui così. E io insisto, e mi perdonerà se non sono come mi han detto che dovevo essere al catechismo: umile e rassegnato. Mi ha fatto una testa pensante e poi vuole che non la usi. Vuole che adoperi il cuore, ma col cuore non l'afferro: il suo batte in un altro universo. Parlo troppo? Sta bene: lo so cosa vuoi, che vada al sodo. Hai da fare: vuoi una domanda e una sola, devo scegliere con attenzione. 
Okay, ce l'ho.
Perché devo vivere con la paura di morire? Me l'hai instillata tu oppure ho fatto tutto da solo? Non sono due domande, stai buono - sembrano. Solo due tempi della stessa. Non sto dicendo che non voglio morire, sto dicendo che non voglio averne paura. Non voglio temere una malattia improvvisa, mattutina, quando la sera prima mi sentivo un leone. Non voglio aver paura di vivere in una città dove tutto - l'aria, l'acqua, quel che compro dal contadino - mi può uccidere. Voglio morire ma prima voglio vivere senza questa fame d'aria che alle tre di notte mi comprime i polmoni. Se questa paura è un sentimento da cui puoi liberarci, come un innesto che togli, come sbiancare una casella che soprappensiero hai barrato, fallo. Se solo ci vuoi ancora un po' di bene, se pure l'amore che dicono provi per noi è un po' meno maestoso di un tempo, dacci una risposta. E poi non cambiarla più.




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