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Impercettibilmente

Per esempio: il film più bello di Carlo Verdone è Compagni di scuola, quello che ho più voglia di rivedere Maledetto il giorno che t'ho incontrato. Un problema di messa a fuoco, in un certo senso, la differenza impercettibile tra ciò che è bello e ciò che mi piace. Uno scarto minimo, come arrivare un istante dopo che il taxi è partito o stappare lo spumante a mezzanotte e un secondo. Questo mi fa vivere spesso sfumato, in controtendenza, -  qualunque sia la tendenza - appena appena asociale, e mi lievita la misantropia. Che non è una cosa da incoraggiare, vedete bene, ma talora un rimedio, un antidoto al veleno degli happy hour, delle notti bianche, delle macchine parcheggiate in terza fila per la sagra paesana, delle parole maltrattate, urlate, dette storte, come un abito di pregio tutto liso e portato senza fierezza.
Così a piedi vado dove c'è il silenzio, la sua fonte, per una strada bianca che si stringe,  s'insentiera e poi muore in un bosco d'aceri, e quando non la trovo più sono arrivato. A spiare tra i rami, seduto sulla roccia, prati d'un verde che ricorda la miseria di chi è in bolletta e la magnificenza della libertà relativa. Il verde è un colore che potrei guardare finché non cala il sole e diventa un'altra cosa, un manto scuro, come un fantasma che dalla luna si è sdraiato sui campi a dormirci. Una casa si attana nella foresta, piante d'ulivo appena dirada, la scritta Attenti al cane talmente scolorita che chissà se il cane è ancora vivo, nessun suono, passi, niente. Stanno lì, quelli che l'abitano, a far l'amore, leggere, mangiare, dormire, ascoltare musica, ridere, volersi bene. I verbi fondamentali sono finiti, tutte le altre azioni che facciamo sono roba meccanica. O almeno così a me piace pensare perché è quello che farei io al posto loro. Di più aggiungerei solo: scrivere.
Poi ridiscendo e incontro gente a cavallo, ci salutiamo anche se non ci siamo mai visti. In mezzo al silenzio è più facile essere cortesi. C'è un cespuglio di more, più giù un altro, i rovi s'aguzzano a difesa, non vogliono tu le colga. Certe sono nere e aspre, certe rosse come lamponi: occorre ancora tempo e sole. Quando rivedo il paese e passo a fianco del vecchio lavatoio mi sento già più a fuoco. La mia dose di solitudine in due - splendido paradosso - è finita, ha completato il giro nelle vene. A quel punto torno ai doveri, a una vita commedia che, a giorni leggeri, smaschero in posti dalla fisionomia aliena.

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