Passa ai contenuti principali

Iddiosincrasia

E siccome un uomo non può vivere senza progetti, ripartiamo. Un po' come mettersi a scrivere quando non sai che cosa: ti siedi davanti allo schermo e la frase giusta arriva, tipo adesso che mi è venuto E siccome un uomo non può vivere senza progetti, ripartiamo e tutto il resto poi - allegro - s'accoda. Tempo di improvvise maniche corte, di Panda del novantadue che a dargli gas in rettilineo strillano e ti rifanno ragazzo, di un dirimpettaio anziano che inveisce nel patio contro la moglie dopo che -  presumibilmente -  l'ha frullata di vaffanculi casalinghi tutto l'inverno. Coincidenze che...
Che a ben guardare...
uhm...
Scusate un istante. 
Non sentite? Il vento. Non sentite che furia? Sbam! Sbam! Predone, violenta la tenda del terrazzo, -  m'è costata mille euro, se la strappa mi sparo -  scuote i doppi vetri, bussa alle porte con testa d'ariete. All'improvviso, prima no.
Gli vado a far guerra. Come Non adesso? Non avete altro da fare che star qui a leggermi? E dài, che permalosi: scherzavo! Anzi: mi onora. Via, cinque minuti di pausa. Se siete tipi da sveltine, approfittatene.
.................
.................
Eccomi di ritorno, perdonatemi, ci ho messo un po di più. Sembrava volesse invitarsi a pranzo, ma il vento cosa mangia?  Allora ho sprangato tutto e non può più entrare.
Di che parlavamo? Di progetti. E di scrittura. Una cosa che li mette insieme - ah ecco: e di coincidenze! -  è questo laboratorio che comincia il 4 giugno e finisce il 6 luglio, in tempo in tempo per il mare. Se state pensando Cavolo, sembra forte ma siete indecisi se iscrivervi o aspettare che Pirandello resusciti e abbia voglia di farvi da mentore, decidete in fretta: le iscrizioni chiudono il 31. E comunque è tempo di tirare anche altre somme. I miei han fatto cinquantanni di matrimonio giusto venerdì. Ho letto il salmo responsoriale. Temevo che il vangelo divampasse a contatto colle mie dita, invece no. L'ha presa sportivamente, dio, la mia ostinazione a osservare al contrario - perché è al contraio che mi paiono giusti - certi suoi comandamenti, quella faccenda del tatuatore di due metri e l'etichetta di svampito paraculo che gli ho appiccicato addosso. A proposito. Se qualche amico si scandalizza per il paraculo mi rincresce ma tra i primi consigli - gratuiti solo stavolta - vorrei dare questo: non abbiate paura di quel che scrivete, non abbellitevi, non censuratevi. Se pensate che a dio calzi quel titolo, quello e nessun altro, non c'è motivo di non usarlo. La vergogna è negli occhi di chi legge. D'altro canto è lui a essere allergico agli uomini - Iddiosincrasia -  tanto da bersagliarli con ogni forma inventata di dolore. Non siete d'accordo?
Pare che nei blog sia meglio scrivere roba breve - se siete aspiranti scrittori armatevi di pazienza però, e leggete qualcosa che superi i post sintetici degli esperti di comunicazione. A dirla tutta non me ne frega niente degli esperti di comunicazione. Se sto per fermarmi è perché  la mia giornata è zeppa,  pure se c'è molta vita tosta da raccontare. Paradossi, mi ci sfamo. Sopporto a stento - e questo almeno fatemelo dire - la fornaia che sbuffa quando le dico che quattro etti di pane son troppi se gliene ho chiesti tre scarsi. E quelli che scrivono su Fb Condividi se hai un cuore e mettono la finta foto della finta bambina malata di cancro. Epperò faccio sempre meno fatica a selezionare persone, posti da vedere, giorni da raggiungere da qui a qualche anno che immagino già pieni e saporiti. Vedo più chiaro intorno. Sono costruzioni di senso, niente meno. Mi piacerebbe arrivarci in buona salute. Praticando l'etica ce la si fa. Ma adesso mi accorgo un'altra volta che sto divagando e allora questo è per forza già tempo di chiudere.

Qui Carmen canta quelli che han praticato l'etica. Siamo dalla loro parte. Non è possibile stare altrove:
https://www.youtube.com/watch?v=H54BOTE6dVw









Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia

Zoe

Il giorno della morte di Silvio Berlusconi mi arriva un messaggio sulla chat di Facebook: Ciao, hai visto che anche lui se n'è andato? e così mentre il cuore salta un paio di battiti mi ritrovo a Montalto di Castro, è il 1983, ho sedici anni. Eravamo partiti in due ma l'amico che venne con me faceva le sei del mattino in discoteca e poi dormiva tutto il giorno, cosicché me ne andavo a spasso per conto mio, in bici, per capire un po' meglio che bestia fosse la libertà. Per inciso confesso che dopo quarant'anni devo ancora scoprirlo: l'ho sentita pronunciare da così tante lingue biforcute, quella parola tronca, che mi si sono confuse le idee. Certi scrittori di cui ho venerazione giurano che esser liberi significa non sapere mai per certo cosa voglia dire: se così è allora sono libero, e tanti saluti. E a parte questo, quell'estate fu maestosa. Di primo pomeriggio guardavo Mister Fantasy - coi videoclip di Madonna e dei Frankie goes to Hollywood, e dev'essere