Ho ripreso a fumare, dannazione, ma solo la sera, in terrazzo, la stella polare a ore dodici, in compagnia dell'unica persona con cui fumare non fa male anzi aumenta in lunghezza e pienezza la vita. E poi dopo vado a dormire e sogno, come stanotte che ho sognato una cosa buffa e per questo voglio raccontarla, prima che snebbi, nonostante solo ieri ho scritto di Mirka a Torino e non m'è abituale fare due post uno appresso all'altro in due giorni attaccati.
Pur tuttavia.
Ho sognato un anziano secco che somigliava a Ungaretti e vendeva quadri senza cornici davanti a un negozio di mobili. Stavamo lì a comprare una poltrona; a un certo punto io esco, vado verso il vecchio e comincio a guardare i quadri. Uno ritraeva un uomo sorridente che alla guida di un'automobilina giocattolo, di quelle della mia infanzia, pedalava dentro un cimitero. Il dipinto era tutto in bianco e nero - un bianco e nero lucido, come ci avessero passato sopra del detersivo - tranne un tulipano giallo o forse arancio che stava immerso in un bicchiere da spumante sopra una tomba. Ho chiesto al vecchio quanto costasse: Trentatré euro, ma se le piace glielo cedo a ventidue, ha risposto. Non so come è andata a finire: mi sono svegliato in quel momento. Ma mi piacerebbe trovarlo, un quadro così. Se esiste, lo comprerei e lo appenderei in camera da letto. Porterebbe allegria.
Col cantautore milanese Carlo Fava |
Se racconto tutto questo è perché mi faccio di nostalgia. Quando la radio è vuota io ci cammino. E mi ricordo l'anima di chi ci è vissuto venti minuti appena ma gli è rimasto il sapore. Perché si ricorda solo ciò che ci fa male, e solo ciò che ci fa male vale il ricordo. Un quadro che non esiste sognato al confine del mattino o il desiderio che la bellezza di un mestiere di parole che è prima d'altro divertimento non sfiorisca mai, sono in fondo due avventure d'amore che si somigliano se posso raccontarle - impunito - nello stesso malinconico lunedì.
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