Ogni uomo dovrebbe avere una poltrona come si deve. Una poltrona definitiva, per tutta la vita, che non si sfondi mai, per leggere nell'angolo più in luce stando comodo come un re. Io una poltrona così non ce l'ho mai avuta, e ho letto
sempre su strapuntini, spesso sdraiato su un divanaccio, in bagno, su una sedia in
tinello, in piedi alla finestra, mentre aspettavo qualcuno che doveva
pur tornare. Ti passa la voglia di leggere quando sai che leggerai
scomodo, e allora cominci a scrivere, sottostimando i danni che farai. I
miei romanzi sono nati per la mancanza di una poltrona come dio
comanda. Oggi finalmente l'ho comprata. Un bagno di sangue ma o bene o niente: sabato me la portano a casa. So in quale angolo metterla, il problema è capire se c'entra. Deve entrarci per forza, con quello che l'ho pagata. La inaugurerò leggendo libri nuovi: una poltrona nuova vuole romanzi freschi di stampa. Mister King, il signor Baricco, per iniziare con gente che sa quello che dice. Ma oggi ho fatto anche altre cose, prima e dopo l'acquisto del secolo. Sono salito a Narni e ho parcheggiato prima che cominci: san Girolamo, davanti alla biglietteria dello stadio. Lo so che anche lì è Narni ma il cuore è il cuore, e io la macchina l'ho messa nei calcagni della città. Ho fatto a piedi tutta la tratta che facevo da ragazzino per vedere se i ricordi camminando mi saltavano addosso da dietro i guard rail e le reti di contenimento della ripa. Così han fatto, in effetti.

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