Passa ai contenuti principali

Indenne

Si dà il caso che mentre vado in cerca di una buona storia per il nuovo romanzo, mi imbatta in un amico che non vedo da anni. Ci riconosciamo a stento: come in Incontro di Guccini la nuova borghese cortesia rileva gli scavezzacollo che fummo. Prendiamo un caffé. Per ventura abbiamo tutti e due tempo, così ci sediamo a un tavolino a raccontarci. Io poco, gli apparecchio trenta parole: uno spuntino di dolore antico e insperato attuale conforto di cui si ciba con rispetto, senza chiedere altre pietanze. Lui invece ha voglia di parlare e mi svela di sé più di quanto - giura - abbia detto a chiunque nell'ultimo tempo. Usa una compostezza inedita - lo ricordavo febbrile, ma era il vento dell'adolescenza - mentre confessa la precarietà del suo mestiere senza contratto, del suo lavoro occasionale - occasionalmente retribuito ma giornalmente svolto - per una pia associazione a delinquere dove vescovi e chierichetti vanno insieme a benedire le aule di un istituto d'alta formazione e poi a ricreazione s'infrattano al bagno. Gli confesso - come fossi in questura: pare che aver scritto un paio di romanzi di discreto successo senza pagarne la pubblicazione sia disdicevole - che sono colpevole di apocalissi in pantofole e quarte persone più importanti, commesse senza intenzione, per non aver avuto nulla di meglio da fare. Ride, ridiamo, promette che mi leggerà. Non sono un gran lettore però - si giustifica, e di rimando Beh, io non sono un grande scrittore, quindi faccio al caso tuo, e allora ridiamo ancora, con più impegno. Ci salutiamo che imbruna, col sospetto che se ci dovessimo rivedere tra altri trent'anni forse saremo morti, e vedersi da morti non è divertente. Rincaso e mi arriva al cellulare - mentre architetto una cena sobria - l'invito a un concorso di poesie. Dovrei partecipare, mi sollecitano a farlo con tono vagamente perentorio. E di seguito mettono i nomi dei giurati: assessori e consiglieri comunali, maestre d'asilo e - di nuovo - preti. Rispondo che scrivo poesie solo in presenza del mio avvocato ma non clicco Invio. L'ironia non è apprezzata dalle baccanti di Alda Merini, la poetessa che ha fatto della concettosità uno stile e danni epidemici di emulazione nelle associazioni culturali di quartiere. Rispondo che ci penserò e mentre cospargo le friselle pugliesi di olio buono e pomodorini e origano clicco Invio. Stavolta senza tentennamenti: promettere di pensarci è un buon modo per prendere tempo in vista di una cosa che non si farà mai. Nel frattempo - mentre Carlo Conti ghigliottina parole e aspetto che alle venti e quarantacinque scenda in campo la squadra che gioca più bella sulla faccia del mondo - arrivano loro due. I miei amori, le mie ragazze. Le guardo, mi baciano, assaggiano le friselle. Gustosissime, dicono. Bontà loro. Perché la vita è questo: uscire indenne dalle trappole della nostalgia, salvarsi dalle fauci degli speculatori, dribblare improvvisati artisti e sentirsi dire da chi di te se ne intende che le friselle che hai preparato sono indubitabilmente speciali.


"Incontro"- Francesco Guccini:

Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Tre circostanze fortunate

Tu adesso chiudi gli occhi che io ti do un bacio. Chiudi gli occhi perché il bacio non devi vederlo arrivare, devi fare in modo che l'attesa sia una fitta dentro al petto, che la mia bocca s'aggrappi alla tua quando non ci contavi più, quando pensi che me ne sono andato e t'ho lasciata là, ingannata e cieca. Mentre aspetti il tempo ti sembrerà differente - il tempo dell'attesa di un bacio sfugge alla gabbia consueta - e se alla fine ti chiedessero di contarlo dovresti fare come i bambini, con le dita, e sarebbe lo stesso un inganno. Non è una questione di età, io ho la mia e tu la tua, non siamo alle prime armi. Ma anche la tenerezza - perché è di questo che stiamo parlando - muove con un tempo tutto strano, asincrono, ed è la stessa di quando avevamo vent'anni - tu più di recente - rinvigorita però dall'autostima, che alla giovinezza non si addice. Poi vorrei tenerti addosso, come in quella canzone di Paoli, stringerti alla mia camicia bianca e dirti che probab

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia