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La maledizione di fare un figlio

I figli si amano più dei nostri passatempo, o non si fanno. E non si amano subito, appena li vedi nell'incubatrice. Là dentro inteneriscono, brutti come sono, ci vien da piangere, scambiamo quelle lacrime per amore e una attimo dopo il terrore: E adesso? Che ne sarà della mia indipendenza? L'amore si costruisce nel tempo, quando devi scegliere tra te e lui, te ne accorgi perché ti prende poco alla volta, come un'abitudine nuova che non sai se maledire o no. Qualcuno li uccide, i figli. Qualcuno si annienta per loro: due opposte reazioni umane allo stesso contrattempo.
Stamattina ero in fumetteria. Davanti a me, alla cassa, un uomo sui quarant'anni, calzoni corti, pancia tonda, capelli  unti, barba a chiazze. Discuteva entusiasta con la ragazza dietro il banco di Wolverine, delle varie edizioni, dei disegnatori, dei film che ne han tratto, con una competenza sbalorditiva. Lo teneva d'occhio, a un metro, una donna sui settanta, sua madre. Lo guardava teneramente senza aprir bocca, assecondava con tutto l'amore possibile quella infantile puntualità nel rievocare episodio per episodio tutta la saga, nel vederlo ingolosirsi a una special edition o rammaricarsi per un numero introvabile. Era pronta a pagare senza batter ciglio tutto quel che lui  avrebbe comprato. Saranno stati lì mezz'ora, lui a spandere ingenuità lei a fissare noialtri in fila e quasi, silenziosamente, a chiederci scusa. Mi sono accorto che non avevo fretta. Il fiuto da narratore è sempre vigile: s'intuiva, dietro la scena, una bella storia e sapevo che l'avrei raccontata. La ragazza alla cassa mi ha chiesto se volevo pagare il mio fumetto - infantile anch'io, come tutti i sognatori. Ho risposto che potevo aspettare: non si esce dal teatro prima del sipario.
Vorrei essere un padre così. Mia figlia non è una quarantenne col cervello di un dodicenne, come quel ragazzone lì. Casomai il contrario. Ma vorrei essere lo stesso per lei quel che quella madre è per suo figlio. Un porto sicuro, un baluardo. Dare amore senza chiedere niente in cambio, neanche un sorriso. I figli devi farli sentire re, anche se l'unica corona che puoi dargli è fatta di mollette per panni.  La maledizione di fare un figlio si trasforma, se ti ci applichi un po', nella benedizione più sacra. E questa è forse l'invidia di dio nei nostri confronti; me lo sono immaginato su in cielo che prendeva appunti, davanti a quella scena. Perché lui non è capace di amarci come ci amiamo noi quando facciamo sul serio - non ha problemi di tempo, non è amore a scadenza, il suo -  e magari ha bisogno di ripetizioni.



(Questo blog non rappresenta un prodotto editoriale, ai sensi della legge 62 del 7/3/2001, bensì un semplice archivio personale. Qualora taluna delle immagini ivi inserite violasse il diritto d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla sua pronta eliminazione).

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