Passa ai contenuti principali

La scoperta della morte e della speranza

L'estate dei miei dieci anni non avevo ancora scoperto il dolore e la morte, non direttamente almeno. La morte era nei fumetti e in tv: una finzione innocua. Le estati dei tardi anni settanta le ricordo affamate di vita e innocenti. E c'erano posti, case, che avevano angoli di benessere, che andavo a ricercare ogni volta che in quelle case ci entravo. Erano le case dei miei nonni e degli zii. Una affaccia sulla Flaminia narnese e alle due di pomeriggio, mentre il sole assassinava tutto intorno, mi arrivavano riunioni condominiali di cicale e ogni tanto urli isterici di lambrette. Non so più a chi appartenga, quella casa: al pianterreno c'è lo studio di un veterinario; so che vorrei entrarci un'ultima volta perché l'ultima volta che l'ho fatto non me lo ricordo: non sospettavo che non ci sarei più andato. E' come quando incontri uno che conosci e dopo un po' ti dicono che è morto. Ti rammarichi di non averlo salutato meglio e ci stai male e temi che quella volta gli hai dato l'impressione che avessi fretta. C'erano gli adulti, intorno a me: i giovanotti che erano mio padre e mia madre, i cugini poco più grandi e i vecchi, che mi vezzeggiavano a turno. Mio nonno non temeva il caldo, usciva dopo pranzo con la camicia fuori dei pantaloni a comprare il gelato per tutti e tornava con una vaschetta sgocciolante di crema e gianduia. Certe volte catturava tra le dita, dalla corteccia di un albero, una di quelle cicale pettegole e senza farle del male la avvicinava al mio orecchio e io restavo lì mezzo impaurito mezzo curioso a sentir battere quel cuoricino d'insetto.
La morte l'ho conosciuta quando improvvisamente, un 26 agosto, morì il marito di una zia di mia madre. Avevamo passato la domenica tutti insieme; torniamo a casa e mentre guardo un film di Chaplin in tv telefonano e dicono che è morto. Mia madre mi disse "Prendi un bicchiere d'acqua". Ero calmo, bevvi per forza quell'acqua di rubinetto, ma da quel giorno ho preso a vedere il mondo in modo diverso. Ho vissuto a volte con la paura. Nel 1985, dopo le fatue storie brevi dell'adolescenza, ho conosciuto la donna della mia vita. L'ho amata, abbiamo costruito tanto. L'ho vista morire, non credevo mi sarebbe toccato di sopportare questa cosa indefinibile. Non un dolore, no, un dolore lo sai perimetrare, lo soppesi. Questa cosa è stata assai più perfetta e maligna di un dolore, sfugge alle mie difese, non c'è anticorpo che valga, non so darle un nome. Non è stato come quando è morto quel mio zio: è stato un percorso di guerra di oltre tre anni, un vivere in trincea, un paradosso di speranze e bollettini medici infausti. Chi segue questo mio blog sa quanto io abbia scritto di lei. Chi mi conosce sa quanto io l'abbia amata senza che debba scriverne. Lei era me. Credevo di esser morto e di non sapermene accorgere. Ma un'altra estate, questa presente, dopo l'antica scoperta della morte, mi ha  portato la scoperta della speranza. Non so che vita avrà, questa speranza, se mai avrà vita: è complicato. Ma quello che si è rotto per sempre nella mia vita da un po' taglia di meno e mi lascia dormire di più. E svegliarmi con questo sollievo è già un sentimento che credevo di aver perduto per sempre.







Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia

Zoe

Il giorno della morte di Silvio Berlusconi mi arriva un messaggio sulla chat di Facebook: Ciao, hai visto che anche lui se n'è andato? e così mentre il cuore salta un paio di battiti mi ritrovo a Montalto di Castro, è il 1983, ho sedici anni. Eravamo partiti in due ma l'amico che venne con me faceva le sei del mattino in discoteca e poi dormiva tutto il giorno, cosicché me ne andavo a spasso per conto mio, in bici, per capire un po' meglio che bestia fosse la libertà. Per inciso confesso che dopo quarant'anni devo ancora scoprirlo: l'ho sentita pronunciare da così tante lingue biforcute, quella parola tronca, che mi si sono confuse le idee. Certi scrittori di cui ho venerazione giurano che esser liberi significa non sapere mai per certo cosa voglia dire: se così è allora sono libero, e tanti saluti. E a parte questo, quell'estate fu maestosa. Di primo pomeriggio guardavo Mister Fantasy - coi videoclip di Madonna e dei Frankie goes to Hollywood, e dev'essere