Red Canzian mi telefona ieri mattina, 14 giugno: "Son partito da Perugia da una quarantina di minuti, tra poco sono lì". Lì significa a Narni dove l'aspettavo per l'una e mezza. Ma sono solo le undici, sto ancora a Terni, devo spicciarmi. Per cui: doccia supersonica, afferro il cellulare, le chiavi, i soldi, la fotocamera digitale. Mia figlia ha fatto prima di me: mi fa fretta dal pianerottolo. Automobile, tredicimila metri di Flaminia e siamo a Narni dove, davanti al suo garage, ci aspetta mio padre. Arriva Red, si annuncia con un poderoso colpo di clacson e un largo sorriso. Entra nel garage, non senza rischiare graffi alla carrozzeria. Scende, mi abbraccia, gli presento mio padre, lui lo saluta: "Buongiorno papà". Lo accompagno in albergo, mi consegna una chiavetta usb in cui ci sono delle foto che vuole far proiettare alla presentazione del suo libro, al pomeriggio. Dico "Ok, mi organizzo e alle tre passo a prenderti per le prove"; mi chiede: "Quanto è lontano l'auditorium?", "Centocinquanta metri".
Rimetto in movimento mia sorella Sara che si è spesa senza risparmio per aiutarmi a organizzare tutto.
All'ora stabilita vado da Red e lo porto all'auditorium. Sorgono problemi: Red vorrebbe posizionare le luci sul palco in modo differente da come sono direzionate ma non si trova un addetto che salga al ballatoio ed esegua il lavoro. Leggera sensazione di boicottaggio, o nel migliore dei casi: indifferenza. Alla fine rimediamo alla meno peggio. Prende ad arrivare gente. Comincia lo spettacolo - perché di monologo quasi teatrale si tratta, non di classica presentazione letteraria. L'assessore alla cultura Giombolini porta il saluto dell'amministrazione, io incastro quattro parole introduttive, Red tiene avvinta la platea per un'ora e mezza. Contiamo una settantina di persone, forse ottanta. Mi aspettavo una partecipazione maggiore, soprattutto di narnesi. Salvo alcuni volenterosi concittadini, abbiam perso l'occasione - lasciando semivuoto il san Domenico - di far sentire a proprio agio un artista come lui. Per fortuna c'è gente da Terni, Perugia, Roma. Una coppia viene dal lago di Garda. "Segno che l'evento è stato pubblicizzato bene", concederà poi Red. Alla fine dello show dediche e foto.
Saliamo al ristorante, dove ci aspettano per la cena. Lui è stato raggiunto da quattro o cinque amici; con i miei dieci o dodici siamo un piccolo esercito. Arriva Arnaldo Casali: organizziamo un'intervista per la radio nel vicolo dietro il locale. Andrà in onda quanto prima. Durante una pausa della registrazione gli racconto di Alessandra: si intristisce, è turbato. Ci sediamo a tavola al primo piano ma dal pianterreno arriva un fracasso d'inferno: è l'ora dell'happy hour ma sembra che il bancone sia preso d'assedio da un nugolo di esagitati. Red chiede di cambiare ristorante, c'è qualche momento di elettricità col personale in sala. Sara ed io ci fiondiamo a chiedere a un altro locale lì vicino se può organizzarci una cena vegana per quindici. "Non ci sono problemi", ci rispondono e ci trasferiamo in massa. Alla fine della cena (squisita) regaliamo a Red un libro su Narni. Si fanno le undici, io comincio a dare i numeri, per la stanchezza e per qualche goccia di vino di troppo. C'è ancora la forza di salire fino al museo di Palazzo Eroli, dove Red rimane estasiato davanti alla Pala del Ghirlandaio. In una sala del museo hanno organizzato un piccolo rinfresco: una pasticceria di Viterbo ha fatto una strepitosa torta vegana riproducendo alla perfezione la copertina del libro. Brindisi di mezzanotte e - alcolicamente - siamo prossimi al crollo. Mentre riaccompagno Red in albergo gli chiedo: "Domattina a che ora conti di partire?"; e lui: "Domattina? Che intendi con questa parola?" e mi strizza l'occhio. Alessandro Cavalieri, il mio socio nei Narrautori, gli passa un cd con le sue canzoni. Red promette che lo ascolterà. Torniamo a casa anche io e Susi, una buona volta.
Dormo poco, stamattina la diretta in radio, un salto a scuola e poi di nuovo a Narni. Arrivo e Red sta camminando - col trolley e una valigia - la curva che da piazza Garibaldi porta al garage di papà. Gli faccio: "Dormito bene?"; "Non molto, troppi schiamazzi". Mi spiace, glielo dico, e mi scuso anche se non credo di avere colpe particolari.
Mentre sale in macchina gli regalo il mio romanzo. Gli dico: "L'ho scritto negli anni della malattia di mia moglie"; lui: "Sai? Ieri, prima che mi dicessi di lei stavo per chiedere a tua figlia E la mamma dov'è? ma mi sono fermato in tempo, come una specie di sesto senso". Mi abbraccia di nuovo, gli dico:"Forse vengo a sentirvi il sei luglio a Bastia Umbra"; "Ottimo, ci vediamo là". Stringe la mano a mio padre, fa retromarcia ed esce. Mi saluta con la mano, va via. Quando è lontano salgo in macchina anch'io e torno a casa. Un po' meno solo e triste di ieri.
Rimetto in movimento mia sorella Sara che si è spesa senza risparmio per aiutarmi a organizzare tutto.
All'ora stabilita vado da Red e lo porto all'auditorium. Sorgono problemi: Red vorrebbe posizionare le luci sul palco in modo differente da come sono direzionate ma non si trova un addetto che salga al ballatoio ed esegua il lavoro. Leggera sensazione di boicottaggio, o nel migliore dei casi: indifferenza. Alla fine rimediamo alla meno peggio. Prende ad arrivare gente. Comincia lo spettacolo - perché di monologo quasi teatrale si tratta, non di classica presentazione letteraria. L'assessore alla cultura Giombolini porta il saluto dell'amministrazione, io incastro quattro parole introduttive, Red tiene avvinta la platea per un'ora e mezza. Contiamo una settantina di persone, forse ottanta. Mi aspettavo una partecipazione maggiore, soprattutto di narnesi. Salvo alcuni volenterosi concittadini, abbiam perso l'occasione - lasciando semivuoto il san Domenico - di far sentire a proprio agio un artista come lui. Per fortuna c'è gente da Terni, Perugia, Roma. Una coppia viene dal lago di Garda. "Segno che l'evento è stato pubblicizzato bene", concederà poi Red. Alla fine dello show dediche e foto.
Saliamo al ristorante, dove ci aspettano per la cena. Lui è stato raggiunto da quattro o cinque amici; con i miei dieci o dodici siamo un piccolo esercito. Arriva Arnaldo Casali: organizziamo un'intervista per la radio nel vicolo dietro il locale. Andrà in onda quanto prima. Durante una pausa della registrazione gli racconto di Alessandra: si intristisce, è turbato. Ci sediamo a tavola al primo piano ma dal pianterreno arriva un fracasso d'inferno: è l'ora dell'happy hour ma sembra che il bancone sia preso d'assedio da un nugolo di esagitati. Red chiede di cambiare ristorante, c'è qualche momento di elettricità col personale in sala. Sara ed io ci fiondiamo a chiedere a un altro locale lì vicino se può organizzarci una cena vegana per quindici. "Non ci sono problemi", ci rispondono e ci trasferiamo in massa. Alla fine della cena (squisita) regaliamo a Red un libro su Narni. Si fanno le undici, io comincio a dare i numeri, per la stanchezza e per qualche goccia di vino di troppo. C'è ancora la forza di salire fino al museo di Palazzo Eroli, dove Red rimane estasiato davanti alla Pala del Ghirlandaio. In una sala del museo hanno organizzato un piccolo rinfresco: una pasticceria di Viterbo ha fatto una strepitosa torta vegana riproducendo alla perfezione la copertina del libro. Brindisi di mezzanotte e - alcolicamente - siamo prossimi al crollo. Mentre riaccompagno Red in albergo gli chiedo: "Domattina a che ora conti di partire?"; e lui: "Domattina? Che intendi con questa parola?" e mi strizza l'occhio. Alessandro Cavalieri, il mio socio nei Narrautori, gli passa un cd con le sue canzoni. Red promette che lo ascolterà. Torniamo a casa anche io e Susi, una buona volta.
Dormo poco, stamattina la diretta in radio, un salto a scuola e poi di nuovo a Narni. Arrivo e Red sta camminando - col trolley e una valigia - la curva che da piazza Garibaldi porta al garage di papà. Gli faccio: "Dormito bene?"; "Non molto, troppi schiamazzi". Mi spiace, glielo dico, e mi scuso anche se non credo di avere colpe particolari.
Mentre sale in macchina gli regalo il mio romanzo. Gli dico: "L'ho scritto negli anni della malattia di mia moglie"; lui: "Sai? Ieri, prima che mi dicessi di lei stavo per chiedere a tua figlia E la mamma dov'è? ma mi sono fermato in tempo, come una specie di sesto senso". Mi abbraccia di nuovo, gli dico:"Forse vengo a sentirvi il sei luglio a Bastia Umbra"; "Ottimo, ci vediamo là". Stringe la mano a mio padre, fa retromarcia ed esce. Mi saluta con la mano, va via. Quando è lontano salgo in macchina anch'io e torno a casa. Un po' meno solo e triste di ieri.
Mi spiace solo non essere potuti venire con Monica. Eravamo pronti ... quando ... Beh! Te lo racconto la prima volta che ci vediamo. Magari per una passeggiata come dicevi in un tuo post su fb. Il 20 Luglio si fa a piedi la Polino Cascia. Di notte. Semmai una cosa di giorno. Fammi sapere. Mi farebbe piacere. Per il momento complimenti per aver organizzato un evento simile e per averci fatto vivere il "back stage". Complimenti anche per i narrautori di cui ho sentito gran bene e a cui verró.
RispondiEliminaNon demordere da alcunché.
Ciao Fabrizio G.
ciao Fabri, non mollo nulla, anzi riparto con progetti che mi fanno sentire vivo. Ci vediamo presto, spero. Un abbraccio
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