La fila allo sportello è lunga, può darsi qualcuno finisca per mollare. Sono qui da quaranta minuti, lo sportello deve ancora aprire, ho in mano il mio numerino di carta bianco e arancio che ho arrotolato già mille volte tra le dita. L'ho messo tra le labbra, come una foglia di tabacco. Aspetto invano che qualcuno mi dica di andarla a fumare fuori. Ho controllato i messaggi al cellulare: sono quelli di ieri, nessuno scrive a chi è in coda a uno sportello. Davanti a me due vecchi parlano di prostata, acidi urici, glicemia. Io spero di arrivarci alla loro età per poter discutere dei miei acciacchi con un coetaneo. Apre lo sportello. Una donna incinta passa davanti a tutti. Un tipo segaligno, con un ragazzino incappottato e smunto per mano, dice di avere la precedenza per via del bambino che deve portare a scuola. Sulla destra una signora bassa con un cappello che sembra un serpente acciambellato mi pianta un gomito nelle costole, si mette davanti, domanda con voce acidula: "...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.