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E guardo il mondo da un oblò

Neil Armstrong
Come tanti, sono un reduce. Bambino negli anni settanta, ho fatto in tempo a vedere la tv in bianco e nero, a giocare coi trasferelli e coi soldatini miniaturizzati della Atlantic, a ritagliare le figurine dei calciatori dalla Domenica del Corriere e ad attaccarli sull'album con la coccoina, a guardare Guerre stellari al cinema, a usare la gomma pane a scuola, a bere chinotto in un'osteria. Già quegli anni erano tardo impero per coloro che, più grandi, avevano cavalcato i sessanta come chi sta sul dorso di una tigre. E i sessanta erano tante cose, ma soprattutto per il mondo erano la luna. Dormivo nella mia culla quella notte del '69 che Neil Armstrong per primo vi sbarcò. Mio padre, nell'estate torrida, tra una sigaretta e una spuma al cedro - Tito Stagno a far la telecronaca - rimase insonne: era poco più che un ragazzo. Il giorno dopo ricordo una strana euforia in casa, ma ero troppo piccolo per capirne la fonte. Mi dispiaceva che non mi dedicassero la consueta attenzione, i miei; forse erano frastornati e ci misero un po' a riprendere in mano la vita. Mi piace pensare che si lasciarono vincere dal sogno, per qualche ora almeno. Sui giornali le foto riprese dalla tv, dai satelliti, dicevano che il mondo era cascato nel futuro. Mio zio mi mise in mano il Messaggero e mi scattò un'istantanea che è storia, potrebbe finire in un libro: la mia testolina che guarda senza capire la faccia finalmente vicina del satellite. Quasi da toccare con le mani. Poi la luna l'ho ritrovata nei film della mia vita, come E.T., e nelle canzoni; e ho contemplato, a volte in campagna, in piena notte, quella vera, dopo aver letto Jules Verne o visto i film da tre minuti di Georges Melies.
Oggi che Neil Armstrong è morto, è morta una parte della fanciullezza che avevamo dentro. Una di quelle persone che non hai mai conosciuto ma sai chi sono appena uno le nomina. Perchè la corsa alla luna era forse un fatto meno romantico di come lo ricordiamo, specie in tempi di guerra fredda. Ma è uno di quegli avvenimenti a cui gli uomini attribuiscono le stimmate del mito e che rimangono dentro a segnarti la vita; a ricordarti che la sfida all'ignoto e la rincorsa a un sogno non sono fantasticherie da illusi e che ognuno di noi ha diritto a inseguire il proprio allunaggio personale.

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