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Visualizzazione dei post da agosto, 2024

Lasciami andare

Valerio, avevi ragione, dovevo lasciar andare. Ti ricordi che ne parlavamo? Io trattenevo, aggiustavo, incollavo. Tu dicevi "Sei stato bene con quella ragazza? Basta, non cercarla, non chiamarla". Oppure "Ti manca tuo padre, ne hai nostalgia? No, non darle retta, via, è finita". Dicevi che dovevo conservare la memoria ma senza ogni volta inseguire il passato: io ho sempre pensato che le due cose fossero inseparabili, mi hai aperto gli occhi. Così faccio con le case che ho abitato: non le guardo più le fotografie, che si secchino pure dentro gli armadi. Lasciar correre, lasciare indietro. Un suggerimento sensato, così facendo uno mette a posto il disordine delle stanze, ma si vive meglio in un ambiente in cui tutto è dove deve stare? A questa obiezione facevi spallucce, una finta di corpo - come quando giocavi mezz'ala e io al centro dell'area aspettavo il tuo cross per segnare - e uscivi dal bar. Forse pensavi Che testa di cazzo , ma con tenerezza, perché ma

La fortuna che abbiamo

Oggi ho preso e sono andato via, perché ogni tanto è bello prendere e andare via. Tagliar corto al lavoro, spegnere l'aria condizionata, lasciare che una replica corra dentro i fili della radio e arrivi a chi cerca disperatamente un po' di musica come si deve. Ho pensato alle persone che mi vogliono bene, che non sono poi tante. Il bene vero, dico, quello che resiste alle intemperie. Ho immaginato che potevano sopravvivere un giorno senza mie notizie, ho spento il telefono e ho fatto benzina. Mi piace guidare in buona compagnia, ma non mi faccio problemi a viaggiare da solo, se lo stato d'animo lo richiede. E oggi il mio stato d'animo era bello combattivo, persino presuntuoso, e allora son partito, alla faccia dei presagi e delle paure. Il bello è che non sapevo dove andare, e non è tanto per dire: non ne avevo proprio idea. Così ho lasciato che i muscoli delle gambe e delle braccia si ammutinassero e a colpi di gas e di sterzo scegliessero la strada in vece mia. A un t

Paradiso e Inferno

Mia figlia mi propone una sfida impossibile: che le riassuma in venti righe l'idea che Dante aveva dell'amore. Deve preparare l'esame di letteratura italiana per settembre, e mi chiede di offrirle una prospettiva diversa da quella di tutti i libri che ha consultato .  Un bel pasticcio: che diavolo posso dirle che non abbiano già detto mille altri prima e meglio di me? Decido di partire dalla mia esperienza. Non per vanità ma perché conosco i miei guai d'amore più di quanto conosca qualsiasi poeta. E i miei amori sono stati quasi sempre dei saliscendi emotivi, un giorno in cielo e l'altro sottoterra. Per associazione di idee mi vengono in mente la Vita Nuova e il quinto canto dell'Inferno. Avete presente, no? Beatrice che  tanto gentile e tanto onesta   pare  eccetera eccetera; e Paolo e Francesca, che sono scaraventati tra gli incontinenti per aver ceduto alla lussuria. Mi metto alla ricerca di un punto in comune che non sia scontato. Leggo e rileggo quei versi