Passo davanti alle vetrine dei negozi chiusi, è la vigilia di Natale, sono le dieci del mattino e per la strada non c'è nessuno. Le commesse hanno vestito a festa i manichini, con maglie rosse e sciarpe sgargianti, ma la festa non c'è. I saldi non sono ancora incominciati, la paura del contagio non è ancora finita, i locali sono bui tranne che per certe piccole lampade rotonde che gettano una luce giallastra sul pavimento, come un disco volante che stia per atterrare. Mi fermo a guardare, anche se non c'è niente da guardare e non posso comprare la giacca nuova che avevo in mente. Immagino la vita degli oggetti, là dentro, il parlottio tra le ciabatte e le moffole, ognuna pensa di essere più utile dell'altra perché i piedi si freddano più delle mani, e con le mani però si lavora, e dunque han più bisogno di tepore, e finiscono per bisticciare. Vorrebbero sgranchirsi le gambe, i pantaloni di velluto, ma poi perderebbero la riga e da soli non son capaci a rifarla. E le c...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.