A Senigallia c'è un negozio di dolciumi che da ragazzino mi avrebbe reso felice, e che oggi mi rende felice e per giunta mi dà di che scrivere, perché da ragazzino non avevo contezza del passato, e di quanto mi sarebbe piaciuto raccontarlo. So che detti così suonano arzigogolato il ragionamento e torbida la frase, ma torbida e arzigogolata è la memoria, che dio la benedica, e io a semplificarla farei un torto. A chi mi legge e a me stesso. Per cui. Per cui arriva, quella bottega, a una svolta della via maestra - così la scrivo: perché non ne ricordo il nome, che pure avrà - tra uno slargo dove la sera fanno musica nobile e il chiosco stretto di un giornalaio assediato dalle sue stesse riviste, che ogni volta si fanno più da presso, e pare vogliano spodestarlo e conficcarci al suo posto una bandiera, come in quella foto grandiosa di Iwo Jima. Susi ha ricordato che là davanti, nove anni fa, c'era un clown che gonfiava palloncini in forma di bruco, di muso di gatto, di tro...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.