È bello il freddo, fa nitide le cose, le precisa. Mi da modo di vederle più chiare, nette, e sorregge il mio ingrato dono di raccontarle. Lo scrittore è uno che ha sempre parole altre - più esatte - rispetto alla gente senza pretese. Che è quella generalmente felice, desta appena al presente, avversaria delle smanie di precisazione di ogni dannato artista. Io il freddo lo preferisco per quello: mi ricaccia dentro al mio destino, mi ricorda cosa sono, di cosa dispongo - un magro talento - e che devo usarlo a più non posso. Non crediate sia gratificante sentir dire da mia figlia che la prof di Scienze le ha chiesto se insegno italiano solo perché ho usato un congiuntivo. Spero che rimanga - le ho detto, allorché lei mi ha confessato di esser precaria, e da lì è nato tutto. Uno non può davvero girare in incognito che ugualmente viene subito riconosciuto. Così la metafora dell'inverno, coi suoi contorni micidiali, che assomigliano più le cose alla verità, mi viene in soccorso. L
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.