Io scrivo più di quanto parli, e questo tante volte è un problema. Se escludo i miei laboratori e le dirette in radio - dove parlo pure troppo, - in genere me ne sto zitto assai, forse per risparmiare parole: sia mai ce ne avessero assegnato un numero finito a testa e una volta esaurito si muore. Per cui vengo frainteso, la laconicità scambiata per misantropia o più sovente per amarezza, il che non è vero: qui lo dico e qui lo affermo. Certo non ho quella predisposizione ad attaccar bottone con tutti che alcuni geneticamente manifestano, come i capelli rossi o le efelidi, e così mi sento apostrofare Ma te sei malinconico ; ed è successo, in altre epoche, che qualche amica mi abbia definito paravento - ma con più esplicitezza - e io ho preso e portato a casa. Mica era vero, manco quello. È che posso scrivere solo nel silenzio, mio e delle cose che ho attorno. Se la televisione parla, io abdico. A proposito di cose nuove da scrivere, mi è capitato di esplorare un fenomeno curioso che
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.