Passa ai contenuti principali

I miei baci inestimabili

Ho dato moltissimi baci a pochissime donne. Se volessi vantarmi inventerei altre labbra ma non sarei più Francesco, al massimo lo scrittore che tento di essere e il cui campo da gioco è l'iperbole. Qui nel mondo reale i limiti sono ben chiari e la regola è una sola: sii onesto e vedrai che ti apprezzano. In nome di questa onestà riesco a dire che le poche ragazze che ho baciato sono una più bella dell'altra (la qualità non è meglio del numero?), che alcune avrei voluto baciarle molto di più benché le abbia baciate tantissimo e che quei baci hanno avuto tutti le stimmate della sincerità, pur se alcuni sono stati più saporosi, molti sconvolgenti, nessuno inutile e nessuno accadde che non ridarei. Al limite a taluni -  incauti - cambierei epoca. Poi ci sono quelli che avrei voluto dare - un'altra categoria kantiana, diciamo così - e che non ho dato o ricevuto per un nonnulla; e quelli che non avrei dato o ricevuto neanche se avessi dedicato al tentativo di darli e riceverli cento volte tanto in termini di applicazione e tempo. Infine, ci sono pure quelli che spero di dare, da qui a un anno, due, mille. Di questi parlerò quando saranno sortiti assieme al sapore che faranno.
Scandire il tempo coi baci è un modo come un altro per tenerlo a bada senza che dilaghi dappertutto e ti costringa incontinente. Un contatto sacramente osceno, mescolar salive, un'offerta di sé che fa benefico scandalo più di qualunque promessa di erotismo. Uno si ricorda i baci al cinema, sul sentiero di capannoni industriali che scende al fiume, sotto il salice a Piediluco mentre diteggia il temporale, nel querceto autunnale, sul lungolago di Como, nel giardino smunto dietro la stazione dei treni, anticipati da occhi innamorati, languidi, come a chiedere Posso? e sono baci scoppiati all'improvviso, sfioranti di bocche alle prime armi o lingue esperte che si legano, denti che mordono e tirano labbra e cozzare di incisivi e scuse e risate piccole e dopo riprender fiato solo per soffocarsi ancora e baciarsi infine i nasi e gli occhi e tutto è come bere senza dissetarsi mai. Non c'è pace per chi si bacia e non c'è nessuna cosa al mondo che in quel momento venisse offerta che potremmo preferire. Ogni bacio ha un tempo preciso che diventa allegra nostalgia nel ricordo. Ed è quel che serve a combattere la mostruosità di quel che accade. La mostruosità delle persone che giocano con la tua vita con l'indifferenza delle beghine e la stessa compassione dei manichini in vetrina se inciampi e cadi lungo per strada. Ho saccheggiato la memoria dei baci della mia vita fin qui, in questi giorni, come antidoto alla malignità. E ho scoperto la bellezza che suona dentro di me a rivederli uno a uno, la bellezza che si fa beffe dei burocrati, di chi non ha tempo di dirti le cose come stanno, di chi -  peggio - te le dice quando tu non puoi fare più niente. Un accanimento vagamente criminale e scientemente stupido. Ma non fa niente. Perché la meraviglia dei baci che ho dato voi ve la sognate, e la luminosità del mio avvenire per voi è inconcepibile.








Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Tre circostanze fortunate

Tu adesso chiudi gli occhi che io ti do un bacio. Chiudi gli occhi perché il bacio non devi vederlo arrivare, devi fare in modo che l'attesa sia una fitta dentro al petto, che la mia bocca s'aggrappi alla tua quando non ci contavi più, quando pensi che me ne sono andato e t'ho lasciata là, ingannata e cieca. Mentre aspetti il tempo ti sembrerà differente - il tempo dell'attesa di un bacio sfugge alla gabbia consueta - e se alla fine ti chiedessero di contarlo dovresti fare come i bambini, con le dita, e sarebbe lo stesso un inganno. Non è una questione di età, io ho la mia e tu la tua, non siamo alle prime armi. Ma anche la tenerezza - perché è di questo che stiamo parlando - muove con un tempo tutto strano, asincrono, ed è la stessa di quando avevamo vent'anni - tu più di recente - rinvigorita però dall'autostima, che alla giovinezza non si addice. Poi vorrei tenerti addosso, come in quella canzone di Paoli, stringerti alla mia camicia bianca e dirti che probab

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia