(© Luciano Galassi) La prima cosa che il freddo si prende è il mio naso. Poi i piedi, e poi le mani. Alle quattro di pomeriggio, dopo il corso di comunicazione e la pennichella, il sole sta di sbieco e il bosco è troppo fitto perché filtri calore. Vado incontro ai ricordi, tanto per cambiare, e il percorso è un anello, si parte e si arriva nello stesso punto, come la vita, che cominci e finisci incosciente. In mezzo tutte le veglie che ti spaccano, le insonnie, gli spaventi e le persone che vanno via senza che tu possa far niente per trattenerle. Questo camminamento che hanno ritagliato attorno al colle di Itieli come il tonsore faceva coi capelli dei frati ha una sua grazia cupa, e di notte puoi incontrarci volpi e cinghiali: lo chiamano il Censo. Ma anziché i ricordi a un tratto mi vengono incontro due gendarmi, come quelli di Pinocchio, o come quelli che scortano Bocca di Rosa sul treno. Hanno i pennacchi sul cappello e sono scuri in volto. Ci sono solo io, ce l'hanno con me, n...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.