La piccola depressione fatua che a volte manifesto la curo - tra gli altri posti - a tavola, dove, a conferma della massima, non s'invecchia o si invecchia al rallenty. Ho il sospetto che l'abbiano coniata ai tempi dei Borgia, ma io me ne infischio, le dò un'accezione positiva e amen. Non che sia un mangione, tutt'altro: spizzico, sbocconcello, o al massimo prendo un'unica portata - ve lo dico caso mai vi venisse l'estro di invitarmi a cena: non rimarrete al verde. Però intuisco che mangiare è cultura, è scegliere il ristorante giusto - quello senza frastuono - salutare i vicini di tavolo, non sollecitare il cameriere - ti ha visto, non ci sei solo te, sta arrivando, - rievocare con diletto, versarle il vino, sorriderle, guardarsi lieto attorno, ambientarsi, annidarsi rassicurato - come un uccellino implume, - alleggerirsi l'anima. Tutto questo non lo so se c'è nel menu dei ristoranti stellati - li frequento poco - ma certo ne trovo, di tali occasioni...
Sdraiato sui binari: diario di bellezze malsincere in attesa del treno. Sperando che porti ritardo.