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Di lei

Conoscevo una ragazza che dava del lei al suo gatto. Lo faceva - mi confidò - per avere qualcosa di eccentrico da raccontare. Perché si sentiva ordinaria, nonostante io la trovassi eletta. Avevo quattordici anni, e lei quindici: lo chiamano il primo amore. Per quanto mi riguarda, è stato il più perfetto, di un'innocenza che non ho più saputo, senza passione, necessità. Sognarla e scriverne erano l'ascissa e l'ordinata di quel tempo antico; immaginarmela accanto a Nizza, che la corteggiavo come il bambino che ero - divenne la tenerezza più dispettosa che ho mai provato. Scendevano i gabbiani sulla spiaggia, mi ero scostato da Rita e Pietro, camminavo - già furente di una  sconclusionata scontentezza - contagiato dalla peste di dover metter via ogni giorno mirabile per sfamare a tempo debito i ricordi. E appunto presi a scrivere: di lei, e negli anni di tutto quello che avrei amato in altre donne e che lei aveva, tutta la sua minuta grazia, e a quei giorni il bene che mi dava starle vicino, e di non poter neanche per un attimo smettere di pensarla. Mai - come non mi sarebbe capitato neanche coi miei amori più grandi: mai. Ho amato - sul serio, tenacemente, ostinatamente - soltanto lei. E non l'ho neanche una volta baciata, anche se le nostre labbra si avvicinarono, sì, per esperimento, un pomeriggio che tramontava, e le sfiorai col naso le guance. E tutte le donne che ho amato dopo - per mille anni o per tre giorni -  le ho amate cercando addosso a loro un'eco, una familiarità che me la rammentassero. E ho dovuto accontentarmi, come chi esce per un viaggio magnifico e scopre che il vaporetto arriva solo poco più in là di casa. Si ama solo il primo amore; dopo è tentazione, competizione, gelosia, desiderio che spacca, cercare posti assurdi dove fermare la macchina, gelare d'inverno nella casa vuota in collina, sbrigarsi a venire la domenica sera, in piedi, nella stanza accanto a quella dove i vecchi guardano la tv. Ginnastica, cioè. Ma l'amore è un'altra cosa: è purezza; è quella piccola ragazza che ora so architetto, e che forse un giorno di cento anni fa ritrovai sul treno. Andavamo solo per un destino effimero nella stessa direzione. Ci siamo impigliati negli occhi come le esche del pescatore e poi subito slegati. Lei sa perfettamente che il mio cuore le sta addosso, accanto al suo, e che nel petto - nella grotta rimasta - ho un cuscino puntaspilli, una cosa di stoffa.  Ciononostante, amarsi come fanno gli adulti sarebbe stata per quell'epoca di candore una perfetta rovina.

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