Passa ai contenuti principali

Notizie dagli scavi


Ogni uomo dovrebbe avere una poltrona come si deve. Una poltrona definitiva, per tutta la vita, che non si sfondi mai, per leggere nell'angolo più in luce stando comodo come un re. Io una poltrona così non ce l'ho mai avuta, e ho letto sempre su strapuntini, spesso sdraiato su un divanaccio, in bagno, su una sedia in tinello, in piedi alla finestra, mentre aspettavo qualcuno che doveva pur tornare. Ti passa la voglia di leggere quando sai che leggerai scomodo, e allora cominci a scrivere, sottostimando i danni che farai. I miei romanzi sono nati per la mancanza di una poltrona come dio comanda.
Oggi finalmente l'ho comprata. Un bagno di sangue ma o bene o niente: sabato me la portano a casa. So in quale angolo metterla, il problema è capire se c'entra. Deve entrarci per forza, con quello che l'ho pagata. La inaugurerò leggendo libri nuovi: una poltrona nuova vuole romanzi freschi di stampa. Mister King, il signor Baricco, per iniziare con gente che sa quello che dice. Ma oggi ho fatto anche altre cose, prima e dopo l'acquisto del secolo. Sono salito a Narni e ho parcheggiato prima che cominci: san Girolamo, davanti alla biglietteria dello stadio. Lo so che anche lì è Narni ma il cuore è il cuore, e io la macchina l'ho messa nei calcagni della città. Ho fatto a piedi tutta la tratta che facevo da ragazzino per vedere se i ricordi camminando mi saltavano addosso da dietro i guard rail e le reti di contenimento della ripa. Così han fatto, in effetti.
Man mano che salivo mi sentivo appesantito di memoria eppure - paradossalmente - sempre più leggero e allegro, come per una bevuta con gli amici che non ti ubriaca perché sai fermarti in tempo. Ho rivisto per sommi capi tutto. La memoria ha questo difetto: è un riepilogo, un bignami e quando ti sforzi di approfondire si spegne. Così ho fotografato i resti archeologici dell'infanzia. C'è ancora al parco sopra la Valletta il cordolo di cemento - una virgola appena - su cui poggiava il tunnel dentro cui giocavamo a esorcizzare la claustrofobia. Ci stanno, poco più in alto, i gradini dissestati che salivo con le gambe storte fino al chiosco di Battistelli. La chiesa dove si sono sposati i miei è in piedi ma chiusa e non so quando e se ti ci fanno entrare. L'8 maggio fan cinquant'anni, nozze d'oro:
la macchina della celebrazione è già partita. Narni: ecco, è adesso che è meraviglia. L'ora legale sabato prossimo le darà una luce commovente e il 23 aprile comincia la festa. Io sarò in giro, come sempre. Coi miei libri, le mie parole. E coi ricordi di una vita che ha gli occhi ben piantati sul presente ma che varrebbe poco se non ascoltasse - come i viaggiatori l'eco sulle terrazze del Machu Picchu - le notizie dagli scavi.










Commenti

Post popolari in questo blog

Avvento

Il primo Natale dopo la grande tenebra è una stagione vicina eppure antica: undici anni or sono. Là dentro decisi che non me ne importava più delle mie canzoni, dei libri che mi avevano spaccato a metà, e che mi sarei abbrutito, se ne fossi stato capace. Gli altri, intorno, continuavano a fare le cose con noncuranza, come se Alessandra fosse uscita a comprare candele e centrotavola e tutti sapevano che sarebbe arrivata in tempo per il cenone. Scartai il regalo che mi fece qualcuno che non ricordo e dentro c'era un libro di viaggi nello spazio: un suggerimento, avrei dovuto cercare mia moglie dappertutto, nell'universo, tranne che su questo pianeta. Poi venne il primo gennaio, poi il mio compleanno, poi marzo - che ho sempre amato, per via della sua schizofrenia - e poi aprile, mese che ci trasformava per due giorni in amanti affamati, al mare, ed era quando non avevamo altri legami al mondo che il nostro. Ci andai lo stesso, al mare, con mia figlia, e commisi l'errore di ra

Tre circostanze fortunate

Tu adesso chiudi gli occhi che io ti do un bacio. Chiudi gli occhi perché il bacio non devi vederlo arrivare, devi fare in modo che l'attesa sia una fitta dentro al petto, che la mia bocca s'aggrappi alla tua quando non ci contavi più, quando pensi che me ne sono andato e t'ho lasciata là, ingannata e cieca. Mentre aspetti il tempo ti sembrerà differente - il tempo dell'attesa di un bacio sfugge alla gabbia consueta - e se alla fine ti chiedessero di contarlo dovresti fare come i bambini, con le dita, e sarebbe lo stesso un inganno. Non è una questione di età, io ho la mia e tu la tua, non siamo alle prime armi. Ma anche la tenerezza - perché è di questo che stiamo parlando - muove con un tempo tutto strano, asincrono, ed è la stessa di quando avevamo vent'anni - tu più di recente - rinvigorita però dall'autostima, che alla giovinezza non si addice. Poi vorrei tenerti addosso, come in quella canzone di Paoli, stringerti alla mia camicia bianca e dirti che probab

Alcune ragioni contrarie all'infelicità

Perché sei infelice? Perché non riesci a starci dentro, alla felicità, per più di dieci minuti? Io credo che dovresti ragionare su queste domande, così intime e così terribili. Se vuoi ti do una mano, molti dicono che ci somigliamo, sarà più facile per me che per un altro suggerirti una via d'uscita. Sei infelice nonostante tu faccia tutti i giorni quello che ti piace. Pensa se non fosse successo, che avessi quei piccoli talenti che alcuni ti riconoscono: parlare in radio con disinvoltura, scrivere con leggiadria, tenere avvinti venticinque ragazzi con un poeta che per la prima volta non sembra loro inutile. Pensa se non avessi quei piccoli talenti ma fossi divorato dal desiderio di averli, e ogni tua invenzione passasse inosservata, o peggio fosse evitata come la peste. Questa attenzione che ti dedicano, non è già motivo di felicità? Le parole - lusinghiere -  che ti regalano a corredo delle tue, non sono una buona ragione per essere felici? E quando hai viaggiato per l'Italia