Succhiare il cornetto Algida dalla punta. Fare sega a scuola e andare a pomiciare al parco. Fumare in quattro la stessa sigaretta e quando tocca a te pensare che le labbra prima sono state quelle di S. e fartici sopra un gran film. Sono rivoluzioni, incrinature del costume borghese, cose fatte al contrario di come si dovrebbe, per il gusto che dà. Leccare canonicamente un gelato, non infrattarsi mai all'ora di greco, fumare ognuno la propria Merit o - meglio - non fumare per niente e - soprattutto - non pensare che le labbra di S. le vorresti addosso a te, sono pratiche da morti di sonno, gente che il sabato pomeriggio non ha niente di meglio da fare che andare a servir messa.
Questo credi fino ai diciott'anni.
A quel punto o bevi o affoghi. E in genere inizi a bere quando stai per andar giù per sempre, ché fino a un attimo prima pensavi di poter nuotare. No, niente via di mezzo, invece, non puoi nuotare. Puoi solo morire o rinascere. E allora a rinascere ti ci metti di punta. E fai vedere a tutti quanto sei bravo. E torni padrone della tua vita. E mandi al diavolo il lavoro sconcio che ti hanno offerto spacciandotelo per regalia. Era il periodo in cui abbozzavi, ricordi? E credevi vera la balla del migliore dei mondi possibili. E non ti senti più grato a nessuno se non a te stesso, al tuo coraggio e alle persone che ti amano. Che non sono poche, per grazia del destino. Riparti controvento, a quel punto. E fai cose che nessuno si aspetta - come l'ontano che a dispetto del suo nome (se fosse senza apostrofo) cresce solo vicino all'acqua - perché quelle che nessuno si aspetta sono le cose giuste da fare. Un altro lavoro, anzi più d'uno insieme, nello stesso tempo, nella stessa vita. E ne sei tu il solo padrone. E gratifichi il tempo di cose belle. E ne trai pure da vivere. Sei tornato a succhiare il cornetto dalla punta.
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