Comprare lo zucchero grezzo e - seduto e lieto - aspettare che salga il caffé dopo che hai sparecchiato. Fare le faccende di casa con la prospettiva di riprendere il romanzo da dove l'hai lasciato ieri, perché Jimmy dentro quella botte di mele, a sgamare l'ammutinamento, non può farci la muffa per colpa tua. Godersi i minuti che mancano all'inizio di Stardust Memories e riempire l'attesa mettendo in ordine il terrazzo. Sono parentesi tonde dentro cui proteggerti dagli accidenti del mondo, dalle cose noiose e ripetitive, dalle cose da fare per forza, dalla raccolta punti al supermarket, dalle conoscenze moleste. Mi ci rifugio come Paperino nel suo sacco a pelo in cima al monte Orso e là dentro, protetto dal freddo, sono vivo. Eccole, le sensazioni minute che rincorro! Certe piccole oasi sul cammino delle carovane danno lo stesso effetto. Il segreto è questo: arrivarci con la testa, immaginandosele, sognandole, prima che diventino realtà e quindi essendo già felice prima della felicità. Che diavolo abbiamo di meglio dell'immaginazione? Se potessi, la mia triste fantasia la metterei in banca, a fruttarmi milioni di attimi perfetti .
Aspetto mio padre che scende la domenica per la partita in tv, è bello sapere che la commenteremo insieme, e ci scherzeremo sopra e quando poi la palla entrerà nella porta giusta sarà adrenalina, e mentre aspetto lavo i pavimenti e canto Pezzi di vetro. Sembra niente ma è tutto, l'attesa di un piacere condiviso. Mi alzo la mattina con l'idea che oggi esce l'ultima avventura di Ken Parker, e mi avvierò in edicola con calma, senza bruciare il tempo perché il tempo prima del piacere - i poeti lo sanno - è piacere perfino più grande. E ricorderò che quella storia ora colorata l'ho letta quand'ero ragazzo e il bianco e nero non era sui miei capelli ma solo sulle pagine. E poi. E poi so che c'è la luce giusta per ogni cosa, ma per le foto, quando ti prende smania di passato e non puoi bloccarla, pian piano sgocciola come da una diga bucata, la luce comandata è il tramonto, perché il passato ha i colori crepuscolari della malinconia, del rimpianto, della corsa forsennata di quando - senza neanche toglierti la divisa da aviere - scendevi a rotta di collo da Viterbo per baciarle un istante le labbra. Sono crediti da riscuotere senza sconti a casa del destino, queste robe qua. Non crediate sia facile organizzarseli come meritano. E ci sono persone che non ne hanno coscienza, non gliene importa. Io credo invece che il sacro, o almeno una qualche stilla di sacro - umano, imperfetto, frangibile - sia dentro quegli strani momenti muti che meritatamente mi regalo. E non voglio mai più - per nessuna ragione al mondo - svilirne la bellezza.
Aspetto mio padre che scende la domenica per la partita in tv, è bello sapere che la commenteremo insieme, e ci scherzeremo sopra e quando poi la palla entrerà nella porta giusta sarà adrenalina, e mentre aspetto lavo i pavimenti e canto Pezzi di vetro. Sembra niente ma è tutto, l'attesa di un piacere condiviso. Mi alzo la mattina con l'idea che oggi esce l'ultima avventura di Ken Parker, e mi avvierò in edicola con calma, senza bruciare il tempo perché il tempo prima del piacere - i poeti lo sanno - è piacere perfino più grande. E ricorderò che quella storia ora colorata l'ho letta quand'ero ragazzo e il bianco e nero non era sui miei capelli ma solo sulle pagine. E poi. E poi so che c'è la luce giusta per ogni cosa, ma per le foto, quando ti prende smania di passato e non puoi bloccarla, pian piano sgocciola come da una diga bucata, la luce comandata è il tramonto, perché il passato ha i colori crepuscolari della malinconia, del rimpianto, della corsa forsennata di quando - senza neanche toglierti la divisa da aviere - scendevi a rotta di collo da Viterbo per baciarle un istante le labbra. Sono crediti da riscuotere senza sconti a casa del destino, queste robe qua. Non crediate sia facile organizzarseli come meritano. E ci sono persone che non ne hanno coscienza, non gliene importa. Io credo invece che il sacro, o almeno una qualche stilla di sacro - umano, imperfetto, frangibile - sia dentro quegli strani momenti muti che meritatamente mi regalo. E non voglio mai più - per nessuna ragione al mondo - svilirne la bellezza.
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